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Daje Mo’ a tutto gas: Autodromo Internazionale di Terni, un sogno destinato a realizzarsi? di Roberto Pagnanini

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“E conserva i tuoi sogni” disse Miquel. “Non puoi sapere quando ne avrai bisogno.” Cosi scriveva Carlos Ruiz Zafòn nel suo best seller L’ombra del vento e mai come nel caso del nuovo autodromo di Terni, questa frase sembra calzare a pennello.


Quello di realizzare un impianto permanente destinato alle attività motoristiche infatti, è un sogno ciclico nel senso che, o per rendere più roboante un programma politico in vista di elezioni, o per ambizione personale o semplicemente perché alberga nelle menti degli appassionati, viene riproposto a scadenze fisse. Personalmente lavoro in questo mondo, quello delle competizioni motociclistiche, da oltre trent’anni ma, del fatto di voler realizzare un circuito a Terni ne ho memoria già da prima, già dall’infanzia, già da quando agli inizi degli anni ’70 si correvano le ultime edizioni del Circuito dell’Acciaio e mio papà mi portava a vedere sfrecciare le moto e mi metteva seduto con le gambe a penzoloni sul muro della Passeggiata. Anche di progetti e di location ne conservo un buon archivio; da San Liberato all’ex Area militare di Narni Scalo, da Vascigliano di Stroncone alla superficie al lato della superstrada per Perugia, è stato negli anni un continuo fiorire di annunci e di conferenze stampa per illustrarne i progetti e di finanziatori provenienti da ogni dove. Ed anche in questo caso, la ciclicità ha il suo perché; dopo tanto pellegrinare infatti, si è tornati quasi all’origine. In ogni caso, un plauso va riconosciuto a Francesco Pileri. Vulcanico ed indomito, manager consumato, Pileri non sembra voler desistere dall’idea e c’è da dire che mai si era giunti ad uno stato tanto avanzato. Circa 38 gli ettari interessati dall’intervento, 3,5 chilometri la lunghezza del tracciato, quasi sessanta i milioni previsti per la realizzazione e, soprattutto, il coinvolgimento di un progettista di primordine come Jarno Zaffelli, un vero e proprio specialista che ha legato il suo nome a progetti ed interventi migliorativi di vari autodromi nel mondo. Nell’idea del promotore dovrebbe trattarsi di una struttura polifunzionale capace di ospitare gare di moto, grandi e piccole, on ed off-road, auto, kart, eventi e quant’altro, in una area adiacente all’avio superficie; una struttura capace di vivere di vita propria e che garantirebbe altresì, a pieno regime, anche una cinquantina di posti di lavoro. Sempre a detta di Francesco Pileri, il business plan è stato presentato ad un paio di fondi che, valutandolo, lo hanno considerato credibile e sarebbero pronti a finanziarlo. I terreni sono alcuni di proprietà di privati, altri della curia e, altri ancora, del comune che però sembra intenzionato, a differenza di amministrazioni passate, di impegnarsi a fondo per la realizzazione tanto che Sergio Annibaldi, project manager, e Maurizio Lamperini stanno seguendo le pratiche per l’acquisizione degli stessi. Insomma, la culla dove i futuri campioni ternani e non dovrebbero muovere i loro primi passi, mentre chi già svezzato darebbe sfoggio delle proprie qualità di guida, sembrerebbe prendere forma, trasformandosi come in una favola da semplice sogno a realtà. Dimenticavo, i tempi: un paio d’anni. Il nome? Autodromo dei campioni di Terni. Fin qui lo stato dell’arte ma forse, per valutare meglio il tutto, bisognerebbe anche tenere in considerazione altri fattori che potrebbero incidere sulla fattibilità. Dato per scontato che i soldi non dovrebbero essere un problema (i fondi sono privati e quindi possono investire dove e come vogliono), quello di Terni sarebbe un impianto, il quarto, nel raggio di una settantina di chilometri dopo quello di Vallelunga, quello di Magione e quello di Viterbo, attualmente poco più di un kartodromo ma che Flavio Becca, proprietario del Team Leopard nel motomondiale, ha acquisito dal Tribunale di Viterbo e che, nelle sue intenzioni, vorrebbe ampliare, rimodernare e rendere idoneo per lo svolgimento di gare internazionali. Addirittura, sembrerebbe che nelle intenzioni del manager italo-lussemburghese alberghi l’idea di portarci un GP della MotoGp, il Gran Premio Città del Vaticano. Non mi addentro in considerazioni personali ma vedo la cosa abbastanza irrealizzabile per una lunga serie di motivi che vale la pena trattare adesso; in ogni caso la struttura esiste, può essere ampliata e quindi, eventualmente, costituire un competitor rispetto a quella di Terni. Situazione differente è quella dei due circuiti di Vallelunga e Magione, entrambi proprietà dell’ACI. Il primo è un impianto internazionale che ha ospitato sia gare di Campionato italiano che del mondiale SBK per ciò che concerne le moto, con molte probabilità verrà inserito nel calendario 2024 il GP di Roma SBK, attività consistenti e competizioni anche a livello mondiale per le auto ed è stato oggetto di profondi lavori di ammodernamento; il secondo è un impianto quasi anacronistico, ai limiti della praticabilità per il pubblico, l’unica tribuna è chiusa da tempo, la lunghezza della pista è appena superiore ai 2,5 chilometri, non è ampliabile per problemi legati alla mancanza di spazzi e per ultimo, andrebbe totalmente riasfaltato. L’unica nota positiva è il nome: Circuito dell’Umbria Mario Umberto Borzacchini. Ma ecco che proprio dietro quel nome, e non per mero campanilismo, si celano i problemi più grandi rispetto alla realizzabilità del nuovo impianto di Terni. Circuito dell’Umbria è molto più di quanto sembra. Non so se nel possedere dei circuiti si possa delineare per l’ACI una sorta di conflitto di interessi ma di certo, possederne due a poca distanza, determina una concorrenza monopolistica. Non sono semplici illazioni e quanto dichiarato dal vice sindaco di Magione Massimo Lagetti lo sta a dimostrare: “Oltre a non rappresentare sicuramente un pubblico interesse, convoglia importanti risorse economiche in un progetto che non è al passo con i tempi che stiamo vivendo. L’Umbria ha già un autodromo regionale, quello di Magione”. L’amministratore perugino prosegue poi: “L’Umbria ha già un suo autodromo con una storia e un’attività sportiva in grado di dare adeguate risposte a tutti gli appassionati di questo sport sia come spettatori che come piloti. Oltre tutto è intitolato proprio a un grande campione dell’automobilismo nato a Terni, Mario Borzacchini, a suggellare l’idea che si trattava di un impianto che rispondeva alle esigenze di questo settore a livello regionale”. Per la cronaca la struttura ha rischiato più volte la chiusura ed è grazie appunto all’Automobile Club di Perugia, al Comune di Magione, all’amministrazione provinciale di Perugia ed all’Automobile Club di Terni che riesce a sopravvivere. Insomma, non proprio un ottimo esempio di imprenditoria privata. A tal proposito sarebbe interessante conoscere la posizione dell’ACI Terni tramite il suo attuale presidente Giorgio Natali, tra l’altro presidente anche dell’Historic Club Borzacchini di sempre di Terni. Le problematiche che si legano alla realizzazione di un circuito possono essere innumerevoli, incluse quelle legate alla nascita di qualche comitato del “NO” a prescindere ma, quelle che personalmente vedo più probabili possono giungere dalla posizione che potrebbe prendere proprio l’ACI e non a livello locale ma nazionale. Nel frattempo, Francesco Pileri da noi contattato ha espresso così il suo punto di vista: “Secondo me i due autodromi che vale la pena ricordare sono completamente differenti come concept, possono tranquillamente coesistere e perché no, collaborare tra loro”. E’ indubbio che la realizzazione dell’impianto di Terni, più moderno, lungo, logisticamente posizionato in maniera perfetta lungo una arteria capace di attraversare l’Italia da mare a mare, a pochi chilometri dallo svicolo autostradale di Orte, con la prossimità di una avio superficie e quant’altro, significherebbe se non la morte, il ridimensionamento dell’Autodromo dell’Umbria che difficilmente sopporterebbe una simile concorrenza e questo, dopo averci riversato risorse economiche per decenni e non solo, sarebbe inaccettabile per tutti i soggetti coinvolti. Si può essere certi che le parole del sindaco di Magione non sono casuali. Ma come potrebbe l’ACI impedire la realizzazione dell’impianto ternano? Intanto politicamente, ma rispetto a questo la battaglia sarebbe tutta da giocarsi senza dimenticarsi però il peso che il club porta in dote con oltre un milione e duecentomila soci e tutto ciò che ne consegue, poi rispetto alle omologazioni di cui l’impianto non potrebbe prescindere per operare e, non per ultimo, una volta eventualmente realizzato, sulla gestione delle attività future legate al mondo dell’auto che si sa, e non me ne vogliano gli appassionati motociclisti, rappresenta la vera linfa per far vivere gli autodromi in quanto rappresenta la parte ricca del motorsport. Insomma, al di la dei proclami, dei progetti e dei buoni propositi, la battaglia è solo all’inizio; forse bene hanno fatto a Viterbo nel pensare di organizzare un Gran Premio dedicato al Vaticano. La citazione può apparire blasfema ma si sa, l’aiuto di qualche santo non guasta mai …

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