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Renzo Rossi: una vita al di qua e al di là del muretto

Renzo Rossi al centro senza casco in compagnia di John Hartle e Geoffrey Duke in occasione della giornata di prove con la Gilera Quattro cilindri 500cc a Monza 1963

Giusto sullo scorso numero di Daje mo’, abbiamo ricordato un personaggio che, anche se di Terni non era, con Terni aveva avuto molto a che fare: Pirro Loreti. Lo abbiamo ricordato perché Pirro era stato il meccanico di Libbero e per tutto quello che esserlo stato aveva comportato, compreso il condividere il giorno funesto della sua dipartita. Ma quel giorno di Carnevale, quel 5 marzo del ’62, per quella girata in moto che doveva essere un allenamento in vista della stagione del rientro ufficiale, insieme a Libbero doveva esserci anche un altro pilota. Era di lunedì ed insieme avevano deciso di uscire per un allenamento in moto, una girata appunto, ma il destino, discreto come sempre, fece la sua apparizione: piove, si ritarda, per di più il magnete della Gilera di Liberati fa le bizze e l’appuntamento viene rimandato. Renzo Rossi, giovane ed emergente pilota ternano del tempo, decide di non andare e Liberati, dopo che Pirro riesce a sistemare il guasto, parte da solo per quello che fu il suo ultimo viaggio. Un aneddoto che valeva la pena di raccontare ma non certamente per raccontare Renzo Rossi che fu molto più di questo. Le strade di Renzo e Libero si erano già incrociate e non poteva che essere cosi in una Terni  illuminata dalla gesta del Ternano volante. Inoltrese la tua passione era quella di correre in moto, prima o poi Libbero lo dovevi incontrare. Ma se possibile, quelle strade erano destinate ad incrociarsi di nuovo ed in maniera ancora più significativa dopo l’incontro che Liberati ebbe ad Arcore con i vertici della Gilera. Era l’inizio del ’62 e quel viaggio aveva lasciato nel cuore del nostro Campione tanta gioia e speranza dopo anni bui e tristi. Fu quella gioia che insieme al suo fido meccanico Loreti, esternò all’amico di sempre Remo Venturi (Campione spoletino del quale racconteremo le gesta in un altro articolo), per aver definito tutti i particolari con la Gilera tanto che, per lui era pronta una 500cc Quattro cilindri con la quale rientrare seriamente nel motociclismo che contava. Conseguenza di tale circostanza, fu quella di potersi sbilanciarsi con Renzo Rossi promettendo di dargli la sua Saturno per l’inizio del campionato. Ma non solo perché se si fosse allenato costantemente, ed i risultati fossero venuti, c’era anche l’ulteriore impegno da parte di Libero affinché più avanti, nel corso della stessa stagione, a Rossi fosse permesso di utilizzare una 350cc, anche questa quattro cilindri, per correre ad Imola. Renzo Rossi, pilota di un certo rilievo nel panorama ternano e di indiscusso talento,  si affaccia sul palcoscenico sportivo in quel periodo che va dal 1954 al 1962. Un periodo che coincide con quello che per Liberati era stato prima il momento della gloria e poi la parentesi buia del dopo titolo mondiale del ’57. Una parentesi che il Campione ternano visse con orgoglio e fedeltà tanto che, nonostante il ritiro della Gilera e di tutte le Case italiane che decisero di non partecipare più in maniera ufficiale alle competizioni lo avesse lasciato a piedi, rifiutò delle offerte per cambiare marca. Classe 1933, Renzo nasce a San Gemini e colleziona tantissime partenze in gare sia in circuito che in salita ed è soprattutto in questa specialità che coglie i maggiori successi conquistando numerose vittorie. Non si possono però dimenticare il terzo posto assoluto nel Campionato Italiano Seniores classe 500cc del 1962, primo dei monocilindrici, e il quinto assoluto l’anno seguente sempre in sella alla Gilera Saturno. Dopo la morte di Liberati, la casa di Arcore ebbe una certa attenzione nei suoi confronti e sempre nello stesso anno Rossi partecipa al Gran Premio delle Nazioni di Monza utilizzando una Saturno in versione special. Una sorta di prototipo, un allestimento particolare che vedeva montati su un telaio Piuma, sospensioni e freni della Quattro cilindri. C’è da dire che dopo il ritiro della Gilera, alcuni piloti, tra i quali lo stesso Liberati, Milani e Campanelli, avevano realizzato delle versioni particolari utilizzando come base questa moto, delle special appunto che rimasero competitive sino agli anni ’70. Ma tornando alla gara di Monza che fu letteralmente dominata dalle MV Agusta di Mike Hailwood e Remo Venturi, Renzo riuscì a concludere dodicesimo. Nel frattempo però, Rossi continua a gareggiare anche con la Bianchi e l’anno seguente, sempre a Monza e sempre in occasione del Gran Premio delle Nazioni, si iscrive alle classi 350cc e 500cc. Durante la gara della mezzo litro la sua moto rompe il motore ma rimane comunque la possibilità di ben figurare nella corsa delle tre e mezzo dove in prova aveva fatto realizzare il quinto tempo. Mentre si accinge a prendere posto sulla griglia di partenza però, gli viene comunicato che la bicilindrica del suo compagno di squadra Venturi ha dei problemi. Lui, senza pensarci un attimo, gli cede la sua rinunciando a correre ma guadagnandosi all’istante i complimenti del conte Agusta, testimone dell’accaduto. Per la cronaca Remo Venturi, terzo al traguardo, venne comunque squalificato per aver appunto corso con la moto punzonata da un altro pilota. Nel frattempo ad Arcore, i responsabili della Gilera lo tentano convocandolo sempre sul tracciato lombardo nell’ottobre del 1963 e, con la supervisione di Geoffrey Duke che nel frattempo era passato dall’altra parte del muretto gestendo la Scuderia Duke, gli fanno provare la Quattro cilindri insieme a Franco Mancini, Gilberto Milani, Derek Minter e John Hartle. Questa situazione genera all’istante la gelosia e la preoccupazione della Bianchi che intravedeva in Rossi un pilota dalle buone potenzialità. Un giudizio tra l’altro del tutto condiviso ed avallato da Remo Venturi, ugualmente convinto delle sue capacità. L’interessamento del pilota spoletino fu determinante e cosi, in occasione della Fiera di Milano, a Rossi viene proposto un contratto con la Casa dei Due anelli  per disputare, nel 1964, il Campionato Italiano con le moto ufficiali. Una grande occasione ed un contratto che Renzo firma ed onora fino a quando, in un incidente in cui incorre a Vallelunga, dove si disputava la gara internazionale del Gran Premio di Roma, si procura la frattura del femore sinistro che lo costringe all’abbandono della attività agonistica. Un evento triste ed inatteso che però non gli impedirà in futuro di seguire in prima persona, questa volta in veste di direttore sportivo, differenti iniziative nate per aiutare quei piloti, ternani e non, che si affacciavano al mondo delle competizioni. Una carriera che nella metà degli anni ’70 porta Renzo Rossi a ricoprire lo stesso incarico per conto della Morbidelli e questo gli permetterà di essere testimone e protagonista dei campionati mondiali vinti da Paolo Pileri, Pierpaolo Bianchi e Mario Lega. Renzo Rossi muore a Terni il 9 marzo del 2010 all’età di 77 anni. Il mio ricordo di Renzo lo porto ben custodito dentro di me; una brava persona, un amico, anche se la differenza di età era tanta, una persona disponibile e attenta con la quale passavi le ore senza stancarti e che, insieme a Remo Venturi, ti permetteva di fare tue quelle storie, quegli aneddoti e quei particolari che erano stati del mondo delle corse degli anni ’50 e ’60. Momenti bellissimi che mi hanno fatto innamorare di questo sport molto più di quanto già non lo fossi.

di Roberto Pagnanini

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