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Intervista a Tommaso Montanari. Sognando l’Africa

tommaso montanari

Spontaneo, vero, innamorato della sua Terni e con una gran passione nell’anima: l’enduro. Tommaso Montanari, ventinovenne da una vita in sella, è il nuovo Campione Italiano 125 2T, titolo che bissa, in due anni, quello continentale conquistato lo scorso anno nella quarto di litro. L’enduro è l’altra faccia del motociclismo, lui l’altra faccia dei piloti ternani.

“L’enduro è per il motociclismo quello che rappresenta il rugby per gli sport di squadra! – esordisce cosi Tommaso che mi riceve nel negozio-officina di famiglia, un luogo che per gli appassionati di fuoristrada è un po’ un tempio -.  “L’enduro è ancora una specialità pura, non ci sono luci e paillettes. Nel nostro sport puoi ancora caricare il tuo furgone e andare a correre oppure fare semplicemente un giro in montagna e ti assicuro che quando poi arrivi lassù in cima, ciò che vedi ti ripaga di mille sacrifici”.

Non c’è invidia nelle sue parole per il mondo dorato della MotoGp o per quello sempre più show-biz del cross ma tanto rispetto ed amore per l’off-road; slik, hospitality, tir officine a doppio piano, uno spettacolo ricco ed unico da una parte e, anche se cambiamo le gomme e montiamo quelle tassellate, anche nel cross di oggi le cose non vanno poi in maniera molto differente. 

“Ho iniziato a salire in moto a tre anni ed a sette ho cominciato con le gare. Mio papà Mario e Danilone, Petrucci senior, che tra l’altro è stato colui che mi ha tolto le rotelle dalla bicicletta, sono stati da sempre ottimi amici e per di più io e Daniletto, Petrucci junior, siamo praticamente coetanei. Eravamo piccoli e pieni di voglia e loro non hanno trovato di meglio che inventarsi I Diavoletti, un team con il quale partecipare al Trofeo LEM, che ho anche vinto. Tutto è iniziato da li e poi è proseguito nel tempo, prima con il minicross, quante legnate, e poi con l’enduro. Con papà sempre impegnato con il lavoro, e quindi con tante difficoltà a seguirmi, ci sono stati alcuni anni di pausa ma, una volta preso il patentino a quattordici anni, con il cinquantino ho iniziato ad andare in montagna con gli amici ed ho ricominciato a gareggiare. Nel 2010 sono entrato nel Team Italia e poi da Elite, tre anni di mondiale.  Nel 2017 mi sono infortunato e cosi l’anno successivo sono tornato nel campionato continentale che ho vinto”


Una Coppa Italia nel 2008, due titoli italiani dei quali uno Under 23, un titolo di Campione Europeo sommano un curriculum di tutto rispetto. Ancora una volta Terni può vantare piloti che a livello internazionale rappresentano delle vere e proprie eccellenze. Se parli con Tommaso non puoi non chiedergli di Danilo (Petrucci) perché tutto, e per entrambi, è iniziato insieme e dalla stessa passione.

 
“Con Danilo abbiamo iniziato condividendo la stessa passione e le stesse opportunità. Ancora oggi quando possiamo ci alleniamo insieme ma purtroppo lui è sempre più spesso fuori e lontano da Terni quindi è più difficile. Sono contento per lui e questa possibilità di essere un pilota ufficiale se l’è meritata tutta. Come si dice dalle nostre parti, Danilo è un pezzo di pane ed ha un cuore grande cosi, è un buono, ma forse troppo! Non dico in pista, perché quando corre si vede che non regala niente a nessuno, ma fuori, nel paddock, credo che questo suo essere buono non sia il massimo in quell’ambiente” 


E a te quell’ambiente non piace vero?
“Te l’ho detto, è diverso dal nostro, d’altro canto anche gli interessi sono differenti, poi se invece mi chiedi se mi piace la velocità ti rispondo di si cosi come mi piacciono le gare in circuito. Ho anche partecipato alle selezioni che si tennero a Varano dello JuniorGP Racing Dream, che tra l’altro organizzavi tu, e mi sono divertito tantissimo. La mia è stata una scelta ben precisa: a me piaceva stare in moto più tempo possibile e nella velocità, cosi come nel cross, non lo puoi fare perché per farlo devi spostarti negli impianti. Comunque il mondo dell’enduro è completamente differente, è tutto più a misura d’uomo ed in perfetto Gypsy Life. Nell’enduro puoi ancora essere un pilota senza la valigia e senza Rolex. Hai il tuo furgone, la tua moto, la tua passione e possono bastare”

Detto cosi però sembra tutto facile mentre invece sappiamo che non lo è, iniziando appunto dagli impianti
“L’enduro non è una specialità facile anzi, è forse la più completa. Gli impianti rappresentano senz’altro l’aspetto più delicato perché utilizziamo sentieri, mulattiere, percorsi in montagna e, in ogni caso, non ci sono strutture fisse. Noi che pratichiamo questo sport, il più delle volte siamo considerati quasi dei fuori legge ma in realtà non è cosi perché al contrario, siamo persone che hanno come primo interesse quello di tutelare la natura. Non hanno idea di quello che facciamo in montagna, anche da semplici appassionati di questa disciplina, ripulendo strade, sentieri e mulattiere da rottami, immondizia, detriti e quant’altro, rendendoli praticabili. Non parlo tanto per me stesso, e comunque per allenarmi incontro ancora tante difficoltà, ma se vuoi far crescere dei ragazzi, cosa che sto cercando di fare tramite una piccola academy, devi avere a disposizione degli spazzi dove farli girare. Sento parlare di autodromi, circuiti, progetti faraonici ma qui ci serve qualcosa di più semplice, almeno per iniziare. Ne abbiamo discusso con Danilo e con degli imprenditori locali; vediamo se questa volta riusciremo a fare qualcosa e guarda che ciò che chiediamo all’Amministrazione non sono soldi, ma di risolvere le questioni burocratiche”


Quindi l’enduro non è il figlio minore del motociclismo sportivo
“Assolutamente no, anzi! Le difficoltà che nasconde sono tantissime ad iniziare per esempio dal setting della moto e dalla preparazione fisica. Immagina quanto può essere complicato preparare delle sospensioni che permettano alla moto di comportarsi bene sia in una prova veloce in linea piuttosto che su una mulattiera o su un tratto hard o dentro un fettucciato, per non parlare poi del fatto che le gare durano delle ore e non 40 minuti”


Ti sei mai pentito di qualcosa nell’arco della tua carriera? Qualche scelta sbagliata?
“Ho imparato con il tempo che le scelte le devi fare con la tua testa perché finche tutto va bene è tutto perfetto, ma se poi non è cosi, e qualcosa va storto, il rammarico di aver fatto scelte dettate da altri ti fa stare male. Sarà anche un caso, ma da quando ho iniziato a dare retta a Tommaso, e soltanto a lui, sono arrivati anche i risultati. In ogni caso se devo fare un bilancio posso soltanto dire che sono contento e felice di quanto ho realizzato in questi anni soprattutto perché era ciò che desideravo”  


Tanti anni di corse alle spalle ad altissimi livelli tra campionati mondiali, europei ed italiani ma ancora tanta voglia di andare avanti
“La passione e la voglia sono ancora forti e vorrei poter continuare anche se mi sto guardando intorno al di fuori delle corse. Ho aperto una piccola academy per far avvicinare i giovani a questo sport, poi c’è l’attività con il negozio e l’officina e per ultimo ho iniziato una collaborazione con Motosprint come tester, provo le moto off-road e poi racconto le mie sensazioni; tutte cose che mi piace fare e che mi divertono molto ma le gare sono un’altra cosa. Vorrei approfittare del fatto che nel 2020 la Sei Giorni si correrà in Italia e quindi potrei finalmente prenderci parte cosa che fino ad oggi non ho mai fatto, anche per sfortuna perché quando ebbi l’opportunità di parteciparvi con la Nazionale mi infortunai. Di certo continuerò nel Campionato Italiano, correrò la prova del Mondiale che si terrà a Spoleto e poi …”

… E poi?
“… E poi una o due prove nell’Italiano Rally. Voglio capire se sono in grado di correre e navigare in moto allo stesso tempo perché nei rally devi avere quell’abilità”

Rally, navigare, non sarà che stai pensando a qualcosa di diverso?
“Si, vorrei partecipare almeno una volta alla Parigi-Dakar ma per farlo devi essere ben preparato e consapevole delle difficoltà. Un sogno a prescindere da dove la si corra, se in Africa oppure in America latina. Se riuscirò a farla sarà una soddisfazione cosi almeno in famiglia non saranno sempre gli stessi a dire di esserci andati! (E parte la risata). Papà, zio Sauro e zio Angelo hanno provato per due volte, era la metà degli anni ’80, ma il budget era limitato e quindi tutto fu davvero complicato anche se, considerando il periodo ed i mezzi, furono eroici” 
Allora se sogni l’Africa torneranno utili le raccomandazioni che gli diede tua nonna davanti al Bar Ambassador: “Mi raccomando Mario, sta attento a li leoni!”
“Già, ma purtroppo il mondo è cambiato e forse i leoni non ci sono neppure più …”

Grazie Tommaso, il treno ti aspetta cosi come la prova della nuova Honda in Sardegna; ti aspettano ancora i tuoi sogni e ti aspetta l’Africa ma mi raccomando, rimani sempre cosi come sei!

di Roberto Pagnanini

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