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Incontri con gli EX: CARLO TEODORANI

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A cavallo dello scorso millennio con quello nuovo per la Ternana c’è una sorta di “risorgimento”, visto che dal fallimento post-Gelfusa, con susseguente radiazione e ripartenza dalla serie D, nel giro di pochi anni si era riusciti a ritornare in serie B. Alla presidenza, proprio dall’anno della promozione in serie B (1997-’98), era arrivato l’imprenditore milanese Luigi Agarini, il quale avrebbe assicurato per diversi anni la solidità economica della Società, portandola a diventare una delle maggiori realtà della categoria. Per questo nuovo numero di “DAJE MO’” abbiamo incontrato uno dei protagonisti di quel periodo: Carlo Teodorani. Carlo Teodorani nasce a Savignano sul Rubicone (FC) il 12-04-1977 e cresce nelle giovanili della squadra del suo paese, la Savignanese, nel ruolo di attaccante. Quando arriverà alle giovanili del Cesena verrà spostato nel ruolo di difensore, che poi sarà il suo ruolo per tutto il resto della carriera. E proprio con la società romagnola farà il suo esordio nel calcio professionistico, in serie C1, conquistando la promozione in serie B. Verrà quindi acquistato in comproprietà dal Milan, e proprio la società milanese lo manderà, con la formula del prestito, alla Ternana.
Teodorani arriverà a vestire la maglia delle Fere nel Settembre del 1999, quando sulla panchina rossoverde sedeva mister Guerini, in quale poi sarebbe stato sostituito da mister Burgnich. Rimarrà alla Ternana per una stagione e mezza, e nel gennaio del 2001 verrà ceduto al Verona in serie A, dove rimarrà per sei stagioni, con una breve parentesi alla Reggiana. Concluderà la sua carriera, dopo qualche anno di pausa e diversi infortuni che lo costringeranno a stare lontano dai campi di calcio per molto tempo, con la formazione del Cattolica e successivamente con quella dell’Asca di Savignano, società di cui è il fondatore ed il Presidente.
 

1) Possiamo affermare che quando ha cominciato a dare i primi calci ad un pallone “seriamente” portava ancora i calzoni corti?
Sicuramente si. Ho cominciato a dare i primi calci sulla strada dietro casa, come tutti i ragazzini dell’epoca, ma ad otto anni sono andato a giocare nella squadra del mio paese, il Savignano, poi ad undici anni, dopo un provino, sono andato al Cesena.
Credo che per i ragazzini di oggi sia cambiato il modo di divertirsi, quindi di conseguenza è cambiato anche l’approccio al calcio.

2) Aveva qualche poster di giocatori nella sua cameretta quando era bambino? Di chi?
Avevo quello di Vialli quando giocava con la Samp, il mio idolo d’infanzia. Cercavo di imitarlo giocando con il numero 11 sulla maglia e con i calzettoni abbassati come lui.

3) Quanto è stato aiutato dalla sua famiglia per la sua passione per il calcio?
Tantissimo! Mia madre mi aiutava sia nello studio che nel calcio. Quando ero più piccolo ovviamente era lei ad accompagnarmi ma già quando sono andato al Cesena viaggiavo da solo con il treno. Mi sono sempre stati vicini ma senza opprimermi, senza fare troppe domande e l’unico loro pensiero era che io soprattutto mi divertissi. Dimostravano interesse nei confronti della mia passione calcistica ma senza troppe pressioni. Comunque ciò che era più importante, ovviamente, era lo studio.

4) Arriva alla Ternana alla fine dell’estate 1999, proveniente dal Milan, società che l’aveva acquistata solo pochi mesi prima dal Cesena. Fu per lei una delusione o pensò che sarebbe stata un’opportunità?
Il mister di quel Milan era Zaccheroni e lui mi aveva chiesto di rimanere, però  quella squadra aveva già molti bravi giocatori, come Gattuso. Mi avevano chiesto diverse società di serie A, come il Chievo Verona, poi però Braida mi prospettò l’ipotesi Ternana, la quale aveva un progetto serio, puntando al vertice del campionato. Quindi questo mi fece considerare positivamente la scelta della Ternana, visto il progetto che c’era dietro, anche perché a me un campionato di serie B mi serviva comunque per fare esperienza, per una crescita personale positiva, tanto più che avrei avuto compagni di squadra come Miccoli, Grabbi, ecc.

5) Conosceva già qualche suo nuovo compagno di squadra?
Personalmente conoscevo solo Miccoli per aver fatto parte della stessa formazione della Nazionale Under 21 di serie B. Poi conoscevo, per averci giocato contro, Stellini e Mayer. Nell’anno successivo avrei poi ritrovato Lucchini con il quale, anche con lui, avevo militato in Nazionale Under 21 di serie B.

6) Allenatore di quella squadra, come detto, era Mister Guerini. Un allenatore che aveva fama di essere un “sergente di ferro”. Che rapporto aveva con il mister?
Quella del “sergente di ferro” era più che altro una fama, errata. Forse aveva dei modi di fare che lo potevano far pensare, specie nei confronti dell’ambiente rossoverde, soprattutto per le aspettative non rispettate. Ma con noi calciatori era una persona molto tranquilla e preparata. Durante la settimana cercava di fare del tutto per creare il gruppo all’interno dello spogliatoio. Secondo me era un ottimo allenatore, considerando anche che in quel periodo la Ternana era seguitissima, con lo stadio sempre pieno. Un bell’ambiente che io sceglierei di nuovo anche oggi.

7) La stagione però non prese la piega che tutto l’ambiente sperava e così arrivò sulla panchina Mister Burgnich. Quali le differenze tra i due allenatori?
Umanamente erano abbastanza simili perché anche lui era molto esigente, e come il suo predecessore, anche lui cercava di cementare il gruppo. Credo che l’errore in quella stagione consistette nel fatto che gli allenatori puntarono più sull’amalgama, mentre forse sarebbe servito soprattutto un allenatore che puntasse di più sulla tecnica e sull’impostazione tattica, un po’ come avrebbe poi fatto Mister Agostinelli.

8) In quel campionato la Ternana si piazzò a metà classifica ma a pochi punti dalla zona retrocessione. Salvezza che arrivò comunque nelle ultime partite. Che ricordo ha di quella sua prima stagione in rossoverde?
Dal punto di vista del gruppo fu un’esperienza deludente visto che mancammo l’obiettivo. Questo avrebbe potuto creare anche dei problemi seri, con il rischio di ritrovarsi invischiati nelle zone basse della classifica. Avremmo decisamente potuto fare di più. Da un punto di vista personale invece quella fu un’esperienza molto positiva perché mi ha fatto crescere caratterialmente, dato che le difficoltà mi fecero capire molte cose, come prendere coscienza del fatto che in una squadra serve molto anche l’aspetto tecnico oltre a quello del gruppo. Questo bagaglio di esperienze me lo sono poi portato dietro per tutta la durata della mia carriera.

9) Lei realizzò un goal in quella stagione (Ternana-Napoli 2-2, il 31-10-1999). Lo ricorda?
Conservo ancora una foto di quel goal, realizzato con un tiro da fuori area. Me lo ricordo molto bene, anche perché non è che ne abbia fatti molti di goal nella mia carriera.
Gran bella soddisfazione!

10) Ma lei il 27-10-1999 fu l’autore di un goal che sarebbe passato alla storia…. se non fosse stato annullato! Infatti realizzò il 2-0 nel derby di Coppa Italia al Curi, risultato questo che avrebbe permesso di qualificarsi contro i “cugini” che, in quegli anni, militavano in serie A. Ricorda quella partita e la rabbia di tutto l’ambiente rossoverde?
Fu un goal regolarissimo! Ancora oggi non mi spiego del perché venne annullato! Ho un gran bel ricordo delle due partite, sia di quella dell’andata al Liberati che di quella del ritorno al Curi, e sarebbe stata una grandissima soddisfazione realizzare il goal della qualificazione contro una squadra che allora militava in serie A. Ricordo che mancavano pochi minuti al termine della partita e non riuscivo a capacitarmi dell’annullamento di quel goal, anche perché precedentemente c’era stata della “maretta” tra noi giocatori, e ci tenevamo tantissimo a vincerla!

11) Nell’estate successiva sulla panchina della Ternana arriva Mister Agostinelli, per una squadra “arrapante”, come la definì lui stesso. Che tipo di rapporto si instaurò anche con lui?
Mi trovai a meraviglia con lui fin dal primo giorno. Anche lui, come Guerini e Burgnich, mi faceva giocare a destra, pur essendo io un mancino. Era molto attento alla tattica, oltre che all’aspetto tecnico.

12) Purtroppo in quella stagione scese in campo pochissime volte. Ci vuole raccontare cosa le successe?
Purtroppo mi feci male dopo pochissime giornate dall’inizio del campionato. Speravo di rientrare presto perché ero convintissimo che si sarebbe lottato per la vittoria finale del campionato, invece a Gennaio fui ceduto all’Hellas Verona.

13) Presidente di quella Ternana era il Dott. Agarini. Che tipo di presidente era?
Era una figura molto carismatica, sempre calmo e molto umano. Non era molto presente fisicamente, a causa dei suoi impegni professionali, però capivi che seguiva le sorti della squadra, e quando veniva da noi la sensazione era quella di conoscerlo da sempre. Ricordo un giorno quando ci regalò un libro che trattava il tema dell’autostima, dove ad ognuno di noi aveva scritto una dedica molto precisa e puntuale, dimostrandoci così di conoscerci molto di più di quello che ci si aspettasse.

14) Nel Gennaio del 2001 lei viene ceduto al Verona, in serie A. Finalmente il grande sogno di ogni calciatore si realizzava.
Se non fossi stato fermo per tre mesi circa forse non avrei accettato il trasferimento, ma visto che le cose stavano in quel modo, non potei farlo, anche perché la società era gloriosa.
Fu comunque una scelta azzeccata perché mi trovai molto bene in quell’ambiente, dove ci salvammo ai play-out. Sicuramente un’esperienza, ancora una volta, positiva.

15) Cosa avevano, secondo lei, di “speciale” i tifosi rossoverdi all’epoca?
A Terni sono stato veramente benissimo! Ho avuto, come dicevamo, esperienze in piazze come Cesena e Verona ma a Terni non era assolutamente di meno. So che ora non è più proprio così, con molta meno gente che segue la squadra e questo mi sembra quasi incredibile! In quei due ani di mia militanza rossoverde i tifosi erano sempre molto presenti anche agli allenamenti, ti riconoscevano facilmente quando giravi per il centro della città. Terni è una piazza che, come ripeto, mi ha insegnato moltissimo, e sicuramente era un ambiente molto stimolante. Una città ideale per viverci e per fare calcio.

16) Nella sua stagione e mezza in casacca rossoverde, chi erano, tra i suoi compagni, i maggiori amici per lei? E con chi è ancora in contatto?
Sicuramente con Lucchini, con il quale ancora siamo rimasti molto amici e spesso ci sentiamo e, a volte, frequentiamo. Ma avevo un bel rapporto anche con altri miei compagni, come con Miccoli.

17) Non pensa che forse si poteva ottenere di più in quelle due stagioni, considerando anche i componenti della rosa (oltre lei, Miccoli, Borgobello, Stellini, Servidei, Baiano, Grella, Mayer, e poi ancora Grabbi, Schenardi, ecc.)?
Visti i nomi di quelle rose si poteva fare sicuramente di più, soprattutto nella seconda stagione dove c’era una rosa più ampia e con giocatori tecnicamente di livello superiore. Però il calcio, per fortuna, non è matematica e in quella stagione è andata così…

18) Qual è stato il giocatore più forte che ha marcato nella sua carriera in rossoverde?
C’erano giocatori come Artico, Corradi o Margiotta molto difficili da marcare e giocarci di anticipo, come amavo fare io. Comunque, rispetto alla serie A, credo che, a parte appunto Corradi, non ci fossero grandissimi campioni in quella serie B.

19) C’è una scelta che ha fatto nella sua carriera professionistica che ancora si rimprovera di averla fatta?
Forse, con il “senno di poi”, sarei dovuto andare via prima dall’Hellas Verona, invece l’amore per quella maglia mi ha fatto rimanere anche nell’anno in cui siamo poi retrocessi, quando la Società era inesistente, con una rosa composta da molti giovani calciatori, e dove la Società non aveva i mezzi necessari e spesso non venivamo pagati. Retrocedemmo pure se nel girone di andata eravamo sesti in classifica.
Ero giovane e mancavo di esperienza e pure questo mi servì per farmela.

20) Qual è stato l’allenatore che ha avuto nella sua carriera a cui deve maggiore riconoscenza? E perché?
A parte i due allenatori che ho avuto nelle giovanili del Cesena (Corrado Benedetti e Davide Ballardini) a cui devo tantissimo perché mi hanno “costruito” come giocatore, devo molto a Mister Malesani e a Mister Ventura. Soprattutto il secondo mi ha insegnato veramente tantissimo di calcio.

21) A livello personale, può ritenersi soddisfatto della sua carriera professionistica?
Senza ombra di dubbio: si! Ogni ragazzino che gioca a calcio sogna di fare una carriera del genere. Poi è ovvio che ogni volta che raggiungevo un obiettivo, guardavo avanti ed avrei voluto fare ancora di più.
Però se penso agli stadi dove ho giocato sempre pieni, come potrei non ritenermi soddisfatto?

22) Oggi che è fondatore e presidente di una società calcistica, quanto le appare diverso il mondo del calcio?
Il calcio dei bambini oggi è purtroppo visto in maniera diversa da un tempo, con le società che guardano soprattutto all’interesse economico, con i genitori che sognano di vedere nascere un campione. Nella mia società invece ho puntato soprattutto a far divertire il bambino che viene al campo, a farlo crescere umanamente, e ad insegnargli dei valori che secondo me sono importanti ed imprescindibili.

StagioneCompetizionePresenzeGoalCompetizionePresenzeGoal
1999-’00 Serie B231Coppa Italia21
2000-’01Serie B60Coppa Italia21
La carriera di Teodorani in rossoverde
StagioneSquadraSerie
1987-‘88SavignaneseGiovanili
1988-‘95Cesena Giovanili
1995-‘99CesenaSerie C1 – B
1999MilanSerie A
1999-‘01TernanaSerie B
2001-‘05Verona Serie A – B
2005ReggianaSerie C
2005-’07VeronaSerie B
2009-’10CattolicaPromozione Regionale
2013-’14AscaPromozione Regionale
La carriera di Carlo Teodorani

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di Marco Barcarotti

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