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Incontri con gli EX: GIORGIO CAVALLI

1950 51. Cavalli 001 Cavalli Giorgio

Per parlare di calcio degli anni ’50, bisognerebbe provare, prima di iniziare a farlo, a calarsi completamente in una realtà del tutto diversa da quella di oggi, dove non esistevano ovviamente le pay-tv o i social di oggi, ma nemmeno la semplice tv, che sarebbe arrivata nelle case degli italiani solo nel decennio successivo, ma solo la radio, e dove era possibile seguire le sorti della propria squadra del cuore, specie poi se essa partecipava ai campionati minori, solo dai giornali il giorno successivo alla partita. D’altra parte quella era l’Italia che provava ad uscire dalla crisi del post-guerra e la preoccupazione della maggior parte degli italiani di quegli anni era prima di tutto riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena e non certo poteva essere il divertimento, come era il gioco del calcio. Nello specifico poi a Terni, oltre a tutte le problematiche del Paese, si viveva una crisi sociale dovuta alla crisi della grande industria come la “Terni”, con migliaia di licenziamenti nei primi anni del decennio. Nonostante questa dura realtà, il calcio era uno degli interessi maggiori dei giovani, e non solo, di tutta Italia, Terni compresa. Forse anche perché non c’erano certo tanti altri modi per potersi divertire, così come magari accade al giorno d’oggi, ed avere un pallone era già una “ricchezza” che comunque ci si poteva permettere. Ed allora correre dietro ad un pallone, in qualunque spazio disponibile, era quasi automatico. È in una realtà come questa appena descritta che cresce l’ex-rossoverde che abbiamo incontrato questa volta: Giorgio Cavalli.
Cavalli nasce a Terni il 01-06-1933 e cresce calcisticamente nel ruolo di mezzala nelle giovanili della Bosico, società cittadina dalla quale verrà prelevato dalla Ternana nell’estate del 1950. Rimarrà in rossoverde fino al 1960, con una breve pausa di due stagioni, quando andrà a vestire la maglia della Virtus Spoleto. Una permanenza quindi nell’arco di un decennio che gli consentirà di piazzarsi al quindicesimo posto nella classifica delle presenze di tutti i tempi. Nell’estate del 1960 verrà ceduto nuovamente alla Virtus Spoleto, quindi proseguirà la sua carriera in altre formazioni locali (Narnese e Rieti) per concludere poi la sua carriera al Torgiano, al termine della quale inizierà quella ancora più lunga di allenatore in molte società della nostra città e del suo circondario. Oggi Cavalli vive ancora con la propria famiglia nella nostra città.


1) Dove ha iniziato a giocare a calcio?
Nell’oratorio di San Francesco, a Terni, come tanti giovani di quei tempi. Era uno dei pochi luoghi dove si poteva fare calcio visto che il Paese era appena uscito dalla guerra.


2) Lei andava a vedere la Ternana quando era ancora un bambino?
Ci andavo molto spesso, come facevano tantissimi ternani. A quei tempi si partiva con il tram per viale Brin, oppure a piedi e si andava alla “Pista”. Lo stadio era sempre pieno e capitava che, nelle partite più importanti, la gente si assiepasse anche sul tetto della mensa della “Terni” pur di riuscire a vedere la partita! Ricordo che una domenica, quando avevo circa 13/14 anni, non avendo i soldi sufficienti per fare il biglietto, mi presentai davanti all’ingresso della tribuna chiedendo di far entrare gratuitamente sia me che dei miei amici. Il responsabile della biglietteria non voleva acconsentire ed allora gli dissi: “se non ci fai entrare la Ternana non farà mai il goal!”. E siccome era molto scaramantico ci fece entrare, ed appena entrati accadde che la Ternana passò in vantaggio con un goal realizzato da Cioni (era la partita di serie B Ternana-Siracusa 2-1, del 27-10-1946). Da quel giorno, io ed i miei amici, siamo entrati sempre gratis!
A volte, durante l’intervallo della partita, io ed altri ragazzini come me, entravamo in campo attraverso i tanti fori nelle reti di recinzione dello stadio e ci mettevamo a giocare a calcio. Una cosa impensabile al giorno d’oggi!


3) Come è arrivato alla Ternana?
Fu proprio all’oratorio di San Francesco che mi notò Romboli, il Mister della Ternana, e mi volle portare in prima squadra. La società della Bosico con cui giocavo incassò 10.000 £ dalla mia cessione, che a quei tempi era una bella cifra per una società dilettantistica. In quegli anni la Bosico era una bella realtà calcistica, una vera fucina di calciatori, da dove uscirono molti giocatori che fecero una carriera importante, come Moretti Franco, il quale arrivò a giocare in serie A con il Palermo o Bandini Giampiero che giocò con la Lazio e la Triestina.


4) Che città era Terni in quegli anni?
Era una città che cercava di rinascere dopo le distruzioni della guerra. Stavano nascendo nuove fabbriche o venivano fatte ripartire quelle già esistenti, come la “Terni” e la “Polymer”. Per un giovane non è che ci fossero molti divertimenti ed il calcio era uno dei più facili da praticare.


5) Che stadio era quello di Viale Brin, detto “la Pista” da tutti i ternani?
Era uno stadio con le sole due tribune, quella coperta, verso il fiume Nera, bellissima, in stile inglese, mentre la gradinata che dava verso la mensa della Terni era scoperta e più bassa. Ancora non esistevano le curve che sarebbero arrivate solo negli anni ’60, prima quella verso la Terninoss, poi l’altra verso la Fabbrica d’Armi. Nel campo, durante quasi l’intera stagione, non ci cresceva un filo di erba, se non negli angoli. Solo all’arrivo della primavera si riusciva a vedere un po’ di manto erboso. Ricordo che per ammorbidire il suo fondo si ricorreva all’aiuto dei Vigili del Fuoco che arrivavano con un’autobotte e lo innaffiavano poco prima della partita. Solo nella stagione 1968-’69, quindi molto dopo della mia carriera in rossoverde, con la promozione in serie B, si rifece il manto erboso e devo dire che per tutta la stagione i risultati furono soddisfacenti. In quella stagione, e lo dico da tifoso ovviamente, era emozionante andare ad assistere alle partite, perché vennero costruite, con una struttura di “tubi innocenti” e tavole, le due curve molto alte. Pericolosissime, perché senza protezioni laterali, ma dove i tifosi battendo quelle tavole facevano un tifo infernale che intimoriva veramente gli avversari!


6) Che Società era la Ternana di quegli anni?
Una Società dove non c’era una lira! Erano veramente anni bui quelli e noi calciatori quasi mai riuscivamo a prendere lo stipendio promesso. Le scarpette ce le dovevamo comprare da soli. Allo stadio di Viale Brin, la domenica della partita, ci si andava a piedi, e solo negli anni successivi ci si sarebbe andati in taxi. Addirittura capitava che nemmeno il pranzo della domenica la Società riusciva a garantirci, così dovevamo farlo ognuno nelle proprie famiglie. Ci furono collette tra i tifosi, trasferte a spese dei giocatori. Ci fu una stagione dove la Ternana rischiò addirittura di non iscriversi al campionato e all’ultimo minuto ci si riuscì solo grazie all’intervento dei giornalisti ternani, i quali praticamente pagarono loro l’iscrizione!
Insomma una situazione drammatica sotto il punto di vista finanziario. D’altra parte rispecchiava la realtà sociale di quegli anni, con un Paese uscito da poco dalla guerra, con i 3000 licenziamenti dalla Terni, ecc.
Giocavamo certamente più per passione che per interesse.


7) Nei suoi otto anni in casacca rossoverde la situazione è stata sempre questa?
Fortunatamente no. Ad un certo punto la situazione migliorò leggermente e a quel punto la domenica andavamo a pranzo, tutta la squadra ed i dirigenti. Intendiamoci, con piatti “leggerini”, non tanto per non appesantirci ma piuttosto per rientrare nel budget. Poi magari, come “soddisfazione massima”, andavamo al Bar Pazzaglia a prendere il caffè. A questo proposito ho un aneddoto da raccontare. Nel mio primo anno alla Ternana, un giorno da Pazzaglia, appena entrato nel bar chiesi al barista un caffè. Mi si avvicinò Strinati, il quale aveva già diversi anni di militanza rossoverde, che mi apostrofò: “sei arrivato ora e prendi il caffè prima di tutti? Mettiti in coda alla fila!”. In pratica c’era da rispettare la gerarchia, un po’ come accadeva in caserma durante il servizio militare. Non si poteva sgarrare!


8) Quale era l’ingaggio di un giocatore della Ternana di quel periodo?
Ingaggio? Diciamo che, nella maggior parte dei casi, c’era la promessa di essere assunti in qualche grande azienda industriale della città, soprattutto alla “Terni”, il che significava “sistemarsi” economicamente per mantenere la famiglia. Molti giocatori della Ternana sono arrivati a vestire la casacca rossoverde con questa strategia. A tal proposito ho da raccontare un aneddoto. In quegli anni non esisteva il contratto come si intende oggi, però all’inizio della stagione si pattuiva una cifra con la Società che poi incassavi alla fine del campionato. Al termine della mia ultima stagione in rossoverde dovevo avere dalla Società la cifra di 100.000 £. Andai in Società a parlare con il Presidente Alpini che mi propose di darmi, anziché la cifra pattuita, una cambiale da 50.000 £. Visto che le casse societarie non erano certo floride accettai quella proposta. Arrivato a casa e riferito il fatto a mio padre, ci fu da parte sua molta soddisfazione dato che eravamo una famiglia numerosa dove a lavorare era solo lui, e mi disse: “bene! Potremo pagare così il debito dal macellaio”. E così fece, con quella cambiale saldò il conto al negozio. Ma pochi giorni dopo fu chiamato da quel negoziante che gli disse che quella cambiale non l’aveva potuta incassare perché era andata in “protesto”, cioè era scoperta. A quel punto andai di nuovo in Società a protestare per quel comportamento scorretto ed il Commissario Straordinario Alpini, che era anche un esponente politico, per chiudere definitivamente la questione, pagò quella cifra di tasca sua!


9) Come erano organizzate le trasferte?
Nei miei primi anni, specie quando partecipavamo al campionato di Promozione Regionale, si partiva direttamente la domenica mattina, visto che le trasferte erano abbastanza brevi. Invece in IV Serie, dove le trasferte erano più lunghe, ovviamente dovevamo partire il sabato pomeriggio. Andare in trasferta in quegli anni, ad esempio, in Sardegna, non era certo facilissimo. Si partiva il venerdì sera e si viaggiava durante la notte. Per chi, come me, soffriva di mal di mare era sempre un piccolo dramma, e quando si trovava il mare mosso, c’era sempre qualcuno che si sentiva male. Inoltre ricordo che un giorno, mentre ci spostavamo con il treno, a Decimomannu, il treno deragliò. Io ed altri miei compagni di squadra eravamo intenti a giocare a carte quando ci accorgemmo che il vagone stava deragliando. Fortunatamente nessuno di noi riportò danni fisici, però poi ci dovemmo caricare sulle spalle le borse e le valige e fare a piedi un bel po’ di strada per arrivare in stazione a prendere un altro treno!


10) Il campionato di Promozione Regionale del 1952-’53 si concluse con lo spareggio contro il Foligno (Foligno-Ternana 1-0, il 25-04-1953). Ricorda quella triste giornata?
Purtroppo la ricordo molto bene. Dico purtroppo perché quella partita, che ci avrebbe consentito di tornare immediatamente in IV Serie, la perdemmo ai tempi supplementari. Fu giocata in campo neutro a Perugia, davanti ad uno stadio gremito di tifosi, rossoverdi e biancoazzurri. Una lunga fila di autobus portarono tanti tifosi delle Fere al Santa Giuliana, ma il ritorno a casa fu veramente molto triste. Ricordo che l’arbitro dell’incontro era un arbitro internazionale: Bernardi, di Bologna. Tra le fila del Foligno giocava un calciatore che sarebbe poi arrivato in serie B con il Como: Simone Marsili.


11) Lei ha giocato diversi derby, con Foligno, Gubbio, Perugia. Che emozione era per lei, ternano doc, scendere in campo per quelle partite?
Era sempre un’emozione unica, soprattutto quella contro il Perugia. Ci teneva tantissimo tutto l’ambiente perché era anche un modo per tenere il alto il nome di Terni. Nel campionato di IV Serie 1957-’58 realizzai il goal del pareggio immediato nel derby contro i grifoni (Ternana-Perugia 1-1, del 06-04-1958) dopo soli 30 secondi dal loro goal! Una soddisfazione incredibile! Segnai un goal anche in un derby contro il Foligno (il 05-10-1958, Foligno-Ternana 0-2) ed uno contro il Città di Castello (il 27-12-1959, Ternana-Città di Castello 2-0). C’è da dire che in quei tempi, pur essendo delle partite molto sentite dalle tifoserie, non accadeva mai nulla di eclatante sugli spalti ed anzi, spesso i tifosi erano mischiati e si vedevano sventolare vicine sia bandiere rossoverdi che delle altre squadre. Insomma, decisamente un clima diverso da quello di oggi.


12) Quali erano le sue caratteristiche tecniche?
Prima di tutto c’è da dire che il calcio di quei tempi era molto diverso da quello di oggi. C’era il cosiddetto “sistema” che prevedeva il gioco sulle fasce da parte delle mezzali e delle ali, i quali avevano poi il compito di fare il cross per il centravanti o per le punte dalla parte opposta. Il fulcro del gioco era al centro del campo, con le due mezzali ed i due mediani, con passaggi corti verso il compagno di squadra più vicino. I difensori avevano il compito esclusivo di non far andare a rete gli avversari. Io ero un brevilineo, veloce e scattante, ed amavo giocare sulla fascia destra, a pochi centimetri dalla linea laterale, arrivare sul fondo e fare il cross per le punte. E’ per questo motivo che di goal non ne ho mai realizzati molti, però spesso capitava che li facessi fare ai miei compagni.


13) Dei tanti allenatori che ha avuto nella Ternana (Romboli, Pangrazi, Cioni, Nekadoma, Visentin, Riccini, Stefanini), con chi si trovò meglio? E perché?
Senza ombra di dubbio con Cioni. Era prima di tutto una persona molto buona, “alla mano”, con il quale l’aspetto umano era uno dei punti fondamentali. Oltre alla Ternana, l’ho avuto come allenatore anche in altre squadre, come ad esempio con il Rieti, perché spesso dove lui andava mi chiedeva di seguirlo.


14) Una volta smesso con il calcio giocato ha fatto per tanti anni l’allenatore di molte squadre dilettantistiche del circondario. Che ricordi ha?
Una bella esperienza professionale. Il ricordo più bello è ancora una volta quello legato alla Ternana, quando nella stagione 1974-’75, con allenatore della prima squadra Riccomini, entrai a far parte dello staff del settore giovanile, dove rimasi per quattro stagioni. Poi sono tornato, sempre nel settore giovanile, con la gestione Migliucci, nel 1985. In quegli anni la Ternana era “convenzionata” con quasi tutte le società dilettantistiche del circondario, e non solo, e questo gli permetteva di avere un settore giovanile all’avanguardia. Per poter fare fare questo, la Società aveva diversi bravi “osservatori” che battevano i campi minori della regione alla ricerca di giovani promesse. E in quegli anni di bravi giocatori che hanno poi avuto una carriera importante, la Ternana ne ha scoperti e valorizzati molti: Longobucco, Bagnato, Garritano, La Torre, Selvaggi, Valigi, ecc.


15) Da allenatore del settore giovanile ha avuto anche un presidente che potremmo definire “particolare”: Migliucci. Che rapporto ha avuto con lui?
Dovevo avere una cifra e non riuscivo ad incassarla. Andai in sede a parlargliene e mi propose di liquidarmi con un assegno di 8.500.000 £. Pur di incassare, lo accettai, ma quando andai a leggere l’assegno mi accorsi che era post-datato di un anno! Lo accettai comunque, ma al momento di incassarlo finalmente…era scoperto. Non incassai nemmeno una lira! Questo era il Presidente Migliucci.

StagioneCompetizionePresenzeGoal
1950-’51Promozione Interregionale – Girone L312
1951-’52Promozione Interregionale – Girone L172
1952-’53Promozione Regionale238
1953-’54Promozione Regionale141
1954-’55IV Serie – Girone F265
1957-’58IV Serie – Girone F203
1958-’59IV Serie – Girone F234
1959-’60IV Serie – Girone E323
La carriera di Cavalli in rossoverde

Visitate il sito www.memorierossoverdi.it: filmati d’epoca, foto, articoli, poesie, collezioni di figurine, biglietti, gadgets, ecc. sulla Ternana.

di Marco Barcarotti

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