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Incontri con gli EX: PIERO FAVORITI

1968 06 02. Ternana LAquila 0 0 001 Favoriti Piero

Alzi la mano chi, da ternano e tifoso rossoverde, non ha mai sognato di poter vestire la maglia delle Fere e scendere in campo per difendere quei colori tanto amati!
Questo, ai giorni nostri, accade molto raramente mentre un tempo, forse anche per via della categoria in cui si giocava, accadeva abbastanza spesso. Infatti sono molti i ternani doc che hanno vestito la maglia delle Fere, soprattutto negli anni ’50 e ‘60. Abbiamo incontrato uno di loro, un ternano che è riuscito a farlo per tre stagioni nella prima squadra, negli anni ’60: Piero Favoriti. 
Favoriti nasce a Terni il 12-11-1947 e cresce calcisticamente, nel ruolo di difensore, nella società della Bosico Terni, la società forse più prestigiosa, in quegli anni, della realtà dilettantistica cittadina, da dove sono usciti molti altri calciatori che poi successivamente sono arrivati a vestire la casacca rossoverde. Arriva in rossoverde nell’estate del 1965 per rinforzare il settore giovanile, quando alla presidenza della Società era arrivato l’Ingegner Creonti, il quale aveva capito l’importanza fondamentale, specie per una società di provincia, dei giovani. Nella stagione successiva, con Mister Nay prima e Mister Borel poi, arriva in prima squadra dove diventerà un titolare praticamente fisso. Rimarrà in rossoverde anche nelle due stagioni successive, compresa quindi quella del 1967-’68, quando si toglierà la soddisfazione, da ternano doc appunto, di vincere il campionato con Mister Viciani ed esordire poi in serie B nel suo ultimo campionato in rossoverde. Nella stagione successiva, quella 1969-’70 verrà ceduto al Matera, in serie C, dove rimarrà una sola stagione. Ma Favoriti, oltre che per la sua militanza in rossoverde, è conosciutissimo in tutto l’ambiente sportivo della nostra città, per aver svolto una lunghissima carriera da allenatore, specie nel settore giovanile. Si può affermare, senza dubbio di smentita, che la maggior parte dei ternani che giocano, od hanno giocato a calcio, hanno avuto a che fare con Mister Favoriti. Ancora oggi Favoriti, che vive ovviamente nella nostra amata città, si diverte in quella che, da sempre, è la sua passione: insegnare il calcio ai bambini. E la Terni sportiva non può che dire “grazie!” al Mister per la tanta passione messa in campo per tutta la sua vita.


1) Qual è la prima immagine che le viene in mente quando ripensa a lei da bambino con un pallone? 
Potrei sintetizzare con una citazione: “si comincia con un calcio ad un barattolo, si prosegue dandolo ad un pallone con tanta passione e si finisce con due piedi buoni che fanno felice quel pallone”.
Per me è stato esattamente così, perché la mia passione per il calcio era immensa. A tal proposito racconto un aneddoto che fa capire quale sentimento provavo nei confronti del calcio. All’età di 12 anni fui mandato a studiare in collegio a Fabriano e quando arrivai lì mi resi conto che, pur essendo quella una struttura all’avanguardia, non aveva il campo sportivo. La mattina dopo scappai ma fui ripreso quasi subito ma dopo qualche giorno ci riprovai e tornai a casa in treno da solo. Non potevo vivere senza poter dare calci ad un pallone! Io sono cresciuto all’oratorio di San Cristoforo dove con i miei amici passavo pomeriggi interi a giocare a pallone, e lì sono stato tesserato per la prima volta con la squadra dell’oratorio, la “Vigor Terni”. Successivamente sono passato alla Bosico, espressione di un altro oratorio, quello di San Francesco.


2) Chi erano i suoi idoli calcistici da bambino, quelli che prendeva a modello o che comunque aveva le loro foto nella sua cameretta?
Io ero tifoso della Fiorentina e quindi uno dei miei calciatori preferiti dell’epoca era lo svedese Hamrin. Però, nonostante la mia fede viola, il calciatore che ammiravo di più era il milanista Gianni Rivera.


3) Lei è cresciuto nella Bosico, espressione dell’Oratorio San Francesco di Terni, ed approdò alla Ternana nell’estate del 1965. Come andarono le cose per cui arrivò a vestire la casacca rossoverde? 
Ero stato contattato dal Perugia ma la cosa non mi entusiasmava affatto, però in precedenza io avevo effettuato un provino con la Ternana dato che in ambito cittadino mi ero messo in evidenza e lì l’allenatore Carapellese mi aveva selezionato. L’anno successivo, appunto nell’estate del 1965, io facevo parte della Rappresentativa Regionale e, oltre la richiesta del Perugia arrivò anche quella della Ternana. Ovviamente a quel punto, pur essendo lusingato dall’attenzione degli osservatori del Grifo, la mia scelta fu fin troppo facile e le due società trovarono l’accordo per il mio passaggio in maglia rossoverde.


4) Nella sua prima stagione alla Ternana militò nelle formazioni giovanili rossoverdi. Che esperienza fu per il giovane Favoriti?
Giocavo nella squadra “Allievi” e sicuramente fu una bella esperienza, anche se al termine della stagione ci fu la delusione per la vittoria del campionato da parte della formazione del Perugia, con la quale combattemmo fino alla fine per aggiudicarci il titolo.


5) Arriva in prima squadra nella stagione successiva, quando allenatore di quella Ternana era Mister Nay, sostituito poi da Mister Borel. Che tipo di allenatori erano i due?
Nay era un grande lavoratore ed una persona molto umile. Racconto un aneddoto che fa capire benissimo il personaggio: nel periodo pre-campionato un giorno andammo a fare un’amichevole ma arrivammo con un po’ di ritardo; i giocatori più esperti erano abituati a farsi fare dei massaggi prima della partita e lui, con tutta tranquillità, pur con il caldo bestiale che faceva, si mise a fare i massaggi insieme al massaggiatore! Una cosa praticamente impensabile nel calcio dei nostri tempi. Borel era stato un grandissimo calciatore, aveva giocato per cinque stagioni, negli anni ’40, nella Juventus, dove aveva vinto la classifica di capocannoniere con il record italiano di 32 goal in 34 partite. Era il classico “signore”, una persona molto colta e alla mano, con la fama che si portava dietro per la sua brillante carriera da calciatore, però era al termine di quella da allenatore. Conosceva molto bene il calcio ed il suo ambiente: un vero professionista! Forse per la Ternana poteva rappresentare anche un vero e proprio lusso.


6) In quella stagione lei giocò spesso. Sentiva immagino la fiducia dei mister. Ricorda quali erano in quel momento le sue aspettative?
Non vorrei apparire come presuntuoso però in quella stagione io risultai il giocatore rossoverde con il miglior rendimento. Fui convocato per tutta la stagione in Nazionale di serie C, feci spesso delle prestazioni superlative, come ad esempio contro l’Anconitana (Ternana-Anconitana 1-0, il 05-03-1967) dove marcai il loro centravanti, Facincani, senza fargli vedere la palla, quando all’andata invece fece una doppietta che ci costò la sconfitta. Insomma un’annata più che positiva, grazie anche all’aiuto dei miei compagni di squadra, come Nicolini, ed al termine della stessa c’erano voci di interessamento da parte della Fiorentina che però poi non si concretizzarono. 


7) Le cronache dell’epoca raccontano che oltre ad essere un calciatore era anche un allenatore delle serie minori. E’ vero che andava in panchina con la sua amata Bosico anche poche ore prima di scendere poi in campo con la Ternana?
Si, è vero. Ero molto legato a quella società e a quell’ambiente e durante la settimana, una volta finito con i miei allenamenti con la Ternana, andavo sempre al campo di San Francesco ed allenavo i giovani di quella squadra. Quando poi con la Ternana giocavamo in casa, io facevo fissare la partita della Bosico alle 12,00 e prima di andare allo stadio andavo al campo di San Francesco, dove andavo in panchina con loro, anche se in via “ufficiosa”. Addirittura quando allenatore della Ternana era Mister Borel, anche lui un “oratoriano” di vecchia data, veniva con me sulla panchina della Bosico. Poi, appena finita la partita, andavamo di corsa alla “Pista” di Viale Brin per la nostra partita. Questo fa capire bene quale era il clima che si respirava nel calcio dell’epoca: Mister Borel, come ho detto in precedenza, aveva vinto cinque scudetti con la Juventus, era un personaggio famoso, eppure aveva l’umiltà di venire in un campetto di periferia a seguire una squadra dilettantistica. Veramente altri tempi!


8) L’anno successivo sulla panchina arriva Mister Viciani. Che ricordo personale ha di questa figura mitica per i tifosi rossoverdi? 
Per me è stato il più grande e preparato allenatore che ho avuto in tutta la mia carriera calcistica! Lo ricordo come un allenatore preparatissimo, sia sotto l’aspetto tecnico che atletico. Era molto metodico e non lasciava indietro nemmeno i più piccoli particolari, in maniera quasi maniacale. Ad esempio, il sabato ci portava in sede e ci controllava tutti i parametri (peso, pressione arteriosa, frequenza cardiaca, ecc.) e se non era tutto a posto il giorno dopo non ti convocava per la partita. Ricordiamo anche che a quei tempi non c’era il preparatore atletico e quello dei portieri come oggi, ma doveva pensare a tutto l’allenatore.
Prima di arrivare alla Ternana era andato in Inghilterra a fare un corso di specializzazione e una volta tornato ha pensato di adottare un metodo di preparazione che a quei tempi non faceva ancora nessuno. Con il suo metodo a volte capitava di avere un momento di calo e si poteva anche perdere qualche partita, poi però la squadra si riprendeva subito e ricominciava il bel gioco, e con esso i risultati. Tutto questo però funzionava ad una sola condizione: i calciatori della sua rosa dovevano essere umili e determinati, solo così funzionava! È per tale motivo che è stato giustamente definito come un precursore dei tempi.


9) Proprio con Mister Viciani però lei scenderà in campo in poche occasioni, solo sei. Secondo lei quali furono le cause? 
Lo ringrazio ancora per tutto quello che mi ha dato, nonostante il fatto che avesse fatto una scelta che, di fatto, ha visto la mia esclusione dalla formazione titolare, anche se nelle ultime partite, con l’assenza di Vianello, scesi in campo per qualche partita, dando così anche il mio apporto. Considerando che io ero giovane e davanti a me avevo compagni molto più esperti, era logico fosse così. Io non potrei comunque rimproverargli assolutamente nulla, perché un allenatore deve fare delle scelte ed è giusto che le faccia secondo le sue idee. Ed i fatti, come abbiamo visto, gli diedero ragione.


10) Nonostante questo però, quella stagione fu ricca di soddisfazioni, con la promozione in serie B che mancava a Terni da venti anni. Che ricordi ha lei di quel campionato?
Da ternano sono stato ovviamente felicissimo e consapevole che sarei così entrato nella storia della Ternana! In quella stagione è vero che ho giocato poche partite, ma se andiamo a vedere, ho giocato quelle decisive, considerando che erano le ultime del calendario, dove ci giocavamo la vittoria del campionato sul filo di un solo punto nei confronti della Casertana. Sentire in quel momento la fiducia dell’allenatore per me fu una soddisfazione enorme. Tra gli episodi più significativi per me, ricordo ad esempio che a Barletta (Barletta-Ternana 0-2, il 09-06-1968) salvai un goal sulla linea di porta colpendo la palla di testa, quando eravamo ancora sullo 0-0. Una scelta d’istinto ma rischiosa perché se avessi sbagliato forse il risultato sarebbe stato diverso e di conseguenza anche il risultato finale dell’intera stagione, chissà.

 
11) Spesso quando le cose vanno bene si dice che funziona lo spogliatoio, magari con delle figure che diventano dei punti di riferimento per il resto della squadra. Chi erano i leader di quella rosa?
Nessuno in particolare! Però c’erano tanti miei compagni che avevano personalità da vendere e dentro al campo questo aspetto lo ritrovavi; potrei fare i nomi di Meregalli, Germano, Sciarretta, Nicolini, ecc., ma tutti davano tutto per il bene unico della squadra. C’era la consapevolezza in ognuno di noi che lottavamo tutti per lo stesso fine e che era nell’interesse di tutti dare il meglio di se, senza creare mai nessun tipo di problema tra noi e nel rapporto con il Mister. Io comunque ero giovane e quindi non potevo certo essere il punto di riferimento, ovviamente lo erano quelli più anziani ed esperti di me, però posso dire che mi hanno sempre aiutato, con consigli e insegnamenti.

 
12) Nel suo ultimo campionato con la maglia delle Fere scenderà in campo tre sole volte, tra cui Foggia-Ternana 2-1, il 18-05-1969. Ci fu più delusione per questo dato statistico o fu più la soddisfazione per l’aver fatto comunque l’esordio in serie B?
Ho vissuto una delle più belle emozioni della mia vita! Non potrò mai dimenticare infatti l’emozione provata entrando in campo allo “Zaccheria” e trovarmi davanti un muro umano colorato di rosso e nero. Un tifo incredibile, da far tremare le gambe anche al calciatore più esperto e per me era l’esordio da titolare nel campionato di serie B! Quel giorno mi fu affidato il compito di marcare il loro centravanti, Giovanni De Angelis, il quale era un giovane che aveva fatto molto bene in precedenza nella formazione Primavera, realizzando una barca di goal. Ebbene, quel giorno non gli feci toccare palla! Stesso discorso per le altre due mie partite giocate (Monza-Ternana 1-0, l’11-05-1969 e Como-Ternana 1-0, 25-05-1969).
E’ per tale motivo che dico che ho un ricordo incancellabile di quella stagione.


13) Nell’estate del 1969 viene ceduto al Matera in serie C. Come la prese? 
Io ero andato a fare un torneo a Teramo e lì avevo conosciuto Diego Giannatasio, il quale giocava nel Matera, e lui mi chiamò per propormi di andare a giocare nella squadra lucana. Fu così che decisi di accettare e lasciare la Ternana, ma devo dire che nella citta dei “Sassi” mi trovai benissimo e mi tolsi anche delle belle soddisfazioni professionali, visto che facemmo un ottimo campionato. Ovviamente mi è dispiaciuto dover lasciare la squadra della mia città e di cui ero anche tifoso, però nel calcio ci può stare che si facciano delle scelte e così è stato. Sicuramente Mister Viciani avrà fatto le sue scelte ed io non sono più rientrato nei piani della Società. Così funziona il calcio professionistico e non.


14) Per lei il calcio rappresentò più un divertimento o comunque una professione? 
Purtroppo la mia carriera è stata breve, ed in definitiva si è sviluppata maggiormente nelle formazioni giovanili, dove ovviamente era soprattutto un divertimento. Poi, mano a mano che si andava avanti ed arrivando a certi livelli, è chiaro che ho cominciato a considerarlo di più come una professione. Però la mia passione nei confronti del calcio è stata talmente grande che mi ha portato ad avere una carriera da allenatore molto lunga, visto che ancora la svolgo, pur se a livello dilettantistico.


15) Nella sua carriera in maglia rossoverde giocò sempre e solo al vecchio campo di Viale Brin. Si racconta ancora che il tifo a due passi dal campo fosse spesso determinante ai fini del bel gioco e del risultato. Secondo lei questa convinzione corrisponde a verità?
Assolutamente vero! Il fatto di avere il pubblico molto vicino al campo da gioco ti dava effettivamente una grande spinta in più, specialmente in serie B con le due grandi curve che erano state costruite. Anche perché in quei tempi il tifoso rossoverde era veramente attaccatissimo alle sorti della squadra e la seguiva in gran numero.


16) Ma per un ternano come lei quanta soddisfazione dava il fatto di vestire la maglia delle Fere?
Ero orgogliosissimo di vestire quella maglia, considerando anche che in quegli anni ero l’unico ternano a farlo, oltre a Liguori che, pur essendo cresciuto a Terni era nato a Napoli. Un’emozione incredibile quando mi fu consegnata per la prima volta la divisa sociale e indossarla per girarci in città mi inorgogliva veramente tantissimo. Credo che questo mi abbia aiutato anche nei rapporti di amicizia con molti ternani che mi riconoscevano e mi fermavano per la strada. 


17) In quei suoi tre anni con la Ternana ebbe come presidenti della società, prima l’Ing. Creonti e poi il Dott. Manini. Quali differenze tra i due per Favoriti?
Considerando anche ero un giovane all’inizio della carriera, non ho avuto mai nessun colloquio con nessuno dei due dato che ho sempre parlato con gli altri dirigenti della Società. Quando firmai il primo contratto, mi proposero 50.000 L. al mese ed io non ci pensai nemmeno un secondo a firmare! Per me la soddisfazione era soprattutto il fatto di riuscire a vestire la maglia della squadra della mia città e non mi preoccupavo più di tanto dell’aspetto economico.


18) Con chi legò maggiormente tra i suoi compagni di squadra. Con chi è rimasto ancora oggi in contatto?
Fin dalla prima stagione in prima squadra, soprattutto con Liguori, dato che veniva anche lui come me dalle formazioni giovanili della Ternana. Poi con Boetani e, nella stagione successiva, con Vianello, entrambi miei coetanei. In campo avevo un buon rapporto con tutti, ma maggiormente con Nicolini, il quale essendo più esperto di me, mi aiutò moltissimo con i suoi consigli. Oggi purtroppo ho perso i contatti un po’ con tutti, a parte con Liguori, con il quale ogni tanto ci si sente e ci si vede.


19) Che calcio era quello dei suoi tempi?
Un calcio, secondo me, molto più piacevole perché più tecnico rispetto ad oggi. Con un gioco sicuramente molto meno veloce, anche se con la Ternana di Viciani scoprii un calcio molto più dinamico ed affascinante. Si dice spesso che giocatori di classe dell’epoca, come potevano essere Rivera, Mazzola, Corso, ecc. nel calcio di oggi avrebbero avuto dei problemi, però io non sono d’accordo con questa teoria perché credo che si sarebbero facilmente adattati, dal momento che la loro classe era innata e sapevano trattare la palla da veri campioni, giocandola sempre di prima. Spesso i campi erano molto più rovinati e con manti erbosi spesso ai limiti della regolarità, così come accadeva alla “Pista” di Viale Brin. Il pallone era ancora quello con i lacci e quando lo colpivi di testa era sempre un “problema” perché rischiavi di rimanere sempre frastornato.


20) Quando non giocava a calcio, quale era il suo hobby preferito nel tempo libero?
Avevo una vita molto semplice e, come ho già detto, frequentavo l’Oratorio di San Francesco, dove oltre a seguire la squadra di calcio, mi divertivo a giocare a bigliardino, biliardo, dama e ping-pong. Insomma, i classici giochi di quei tempi.


21) Una volta chiuso con il calcio giocato lei iniziò, (o continuò, se preferiamo) una lunga carriera da allenatore che lo ha portato su molte panchine del circondario ternano. Che tipo di esperienza è per lei quella dell’allenatore, specie dei bambini?
Ho cominciato ad allenare una squadra, all’Oratorio, quando avevo sedici anni, quando per i bambini il gioco del calcio era uno dei pochi divertimenti possibili. Oggi è molto diverso perché un bambino ha mille altri diversivi e gioca al calcio quasi esclusivamente nella squadra di appartenenza, mentre prima si giocava anche a scuola e, soprattutto, nelle strade sotto casa con gli amici. Io ho una passione smisurata per il calcio e mi diverto ancora ad allenare una squadra di ragazzini durante l’inverno e l’estate organizzo dei “campus” per il gusto esclusivo di insegnare calcio e di respirare ancora quell’aria del rettangolo di gioco.

StagioneCompetizionePresenzeGoalCompetizionePresenzeGoal
1965-’66Serie C00Settore Giovanilen.a.n.a.
1966-’67Serie C240Coppa Italia00
1967-’68Serie C60Coppa Italia00
1968-’69Serie B30Coppa Italia00
La carriera di Favoriti in rossoverde
StagioneSquadraSerie
1959-‘60Vigor TerniSettore Giovanile
1960-‘61Sole NascenteSettore Giovanile
1961-‘65Bosico TerniSettore Giovanile
1965-’69TernanaSerie B – C
1969-’70MateraSerie C
1970-’73OrtanaPromozione
1973-’75Elettrocarbonium Narnin.a.
La carriera di Piero Favoriti

Visitate il sito www.memorierossoverdi.it: filmati d’epoca, foto, articoli, poesie, collezioni di figurine, biglietti, gadgets, ecc. sulla Ternana.

di Marco Barcarotti

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