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Mario Umberto Baconin Borzacchini: le gesta – 2° parte

2 uscita 1930monza principessa maria jose

Il 29 ottobre 1922, giorno successivo alla Marcia su Roma, come prima cosa si pensò bene di iniziare a numerare gli anni partendo dal I° dell’era fascista che iniziava dunque quel giorno e si sarebbe concluso il 28 ottobre 1923 per poi, nell’intenzione di chi lo aveva immaginata, prolungarsi all’infinito. Addirittura, a partire dal 1927, venne introdotto l’obbligo di aggiungere, in numero romano, l’anno dell’era fascista accanto a quello dell’era cristiana. Non erano certamente ne tempi semplici ne tempi tranquilli ed in questa sorta di atmosfera modificata le gesta di Campari, Brilli Peri, Materassi, Ascari o Masetti, diventano gli argomenti con i quali far trascorrere il tempo in tranquillità; una sorta di panacea per la tensione che appunto già si respira nell’aria. Siamo nel 1923, Sua Eccellenza Benito Mussolini è Capo del Governo. La passione di Borzacchini è cosa ben diversa dal solo averla messa in mostra dinnanzi ai suoi concittadini e cosi, grazie all’industriale Giovanni Buitoni e ad un gruppo di sportivi perugini che organizzano una gara in salita, per lui si presenta l’occasione per cimentarsi nella sua prima corsa in auto. Si parte da Ponte Felcino e si arriva, dopo ventidue chilometri, sulla cima del monte Mengara lungo la strada che porta verso Gubbio. Se il buon giorno si vede dal mattino, quell’alba del 13 maggio per Baconino fu un’alba raggiante: prima gara, prima vittoria di categoria il tutto alla guida di una Ansaldo 4C con la  media oraria di di 55,580 km. Bisogna però attendere il 1925 per registrare la prima vittoria assoluta che arriva al termine della Spoleto-Forca di Cerro e poverino il secondo classificato che arriva in cima dopo 32”. Terni sembra pervasa da un entusiasmo mai provato prima tanto che con un finanziamento spontaneo al quale si sottopongono alcuni concittadini, Borzacchini può acquistare una Salmson AL3 capace di raggiungere i 150 km/h, una velocità importante per quei tempi e, proprio con quell’auto, conquista la vittoria di categoria nella Targa Florio. I suoi successi non restano vani ed anche Alfieri Maserati si rende conto delle sue grandi potenzialità e cosi gli affida una tipo 26B con la quale, subito, si afferma nella Terni-Passo della Somma. Baconino è un fiume in piena, vince, stravince, domina e diventa ben presto il baluardo che la stessa Maserati erge di fronte alle armate nemiche che in quel tempo, ed ancora oggi, al solo nominarle facevano tremare. D’innanzi a lui ci sono le Alfa Romeo di Campari e Ferrari, la Talbot di Materassi, la Ballot di Brilli Peri, semplicemente l’elite dell’epoca! Ma la ruota sembra un po’ girare dalla parte sbagliata e per lui arrivano anche stagioni buie fatte di ritiri e vittorie sfuggite all’ultimo. Nel 1929 però, nel giorno del suo trentunesimo compleanno, realizza qualcosa di incredibile per quei tempi: con i 247,933 kmh fatti registrare sul rettilineo di andata, che inglobava anche una parte del circuito di Cremona, e i 244,233 al ritorno, Borzacchini stabilisce con una media di 246,069 km/h, migliorando il precedente record di oltre venti km/h, il nuovo limite sui 10 km lanciati e tanto basta per farsi proclamare primatista mondiale di velocità. Il record adesso è suo e la Maserati V4 con il quale lo ha realizzato, entra anch’essa nella storia. Centonove gare disputate in dieci anni di attività delle quali trentatré i gran premi mondiali. Diciassette le vittorie assolute in circuito, diciannove quelle in salita, quattro quelle in linea, ventuno podi, un titolo di Campione del Mondo di velocità ed uno di Vice-campione d’Europa. Ansaldo, Salmson, Bugatti, Maserati, Fiat, Itala, Alfa Romeo le auto che ha portato al successo. I trionfi nelle edizioni del 1926 e ‘27 nella Targa Florio, quella della Mille Miglia del 1932 dove stabilisce anche il nuovo record alla media di 109,602 km/h cosi come la partecipazione alla 500 Miglia di Indianapolis del 1930, dove purtroppo a causa di un cavillo tecnico deve dare forfait, ne hanno costruito la fama. Quella negli states è l’ultima gara alla guida della Maserati; riprenderà quell’auto soltanto per l’ultimo fatale appuntamento in pista qualche anno dopo. Da lì in poi Borzacchini passerà all’Alfa Romeo, il tutto grazie anche alla intermediazione dell’ingegner Jano. Mario Umberto Borzacchini, cosi nel 1930 aveva cambiato il suo nome per renderlo meno sovversivo e più gradito agli occhi del regime e della monarchia, è stato un pilota del periodo eroico dell’automobilismo fatto di polvere e strade sterrate. L’idea di quel cambio di nome avviene a seguito di un incontro con il Principe Mario Umberto di Savoia e la Principessa Maria Josè giunti a Monza per provare, con alla guida proprio lui, le nuove Alfa 175MM e Corsa. L’ultima vittoria della sua fantastica carriera è quella della Susa-Moncenisio del 1933, la stessa che lo fece arrivare all’appuntamento del Gran Premio di Italia, e con la morte, come favorito. Gli epici duelli con Tazio Nuvolari, grande avversario e compagno in pista cosi fraterno amico nella vita, tanto che per tutti loro erano i fratellini, sono rimasti nella storia di uno sport fantastico come l’automobilismo. Nel 1931 arrivano le Alfa ufficiali e con loro arriva anche Tazio Nuvolari. Insieme sono dappertutto, in qualsiasi gara, in coppia o su auto differenti dominano, si proteggono, si aiutano e, soprattutto, vincono. In occasione del Tourist Trophy, il Saturday Night ne canta le gesta e con l’enfasi di chi era chiamato a scrivere in quell’occasione giunge a noi un “Borzacchini si fa luce con impeto terrificante, lanciandosi al disperato inseguimento di Black e sotto l’incalzare tutto cede, avversari e ostacoli si piegano innanzi a questo italiano dal freddo ed inesauribile coraggio”. Per Mario Umberto Borzacchini c’è anche un matrimonio con Ferrari quando, sulle Alfa Romeo rosso scuro dell’Ingegnere, campeggiava per la prima volta il Cavallino Rampante di Francesco Baracca. Una stima, quella di Enzo Ferrari nei suoi confronti, destinata a crescere di gara in gara. Un matrimonio che però, come spesso avviene anche nella vita di tutti i giorni, si ruppe con molte polemiche tra le parti. Erano tempi in cui le vittorie si comunicavano con poche parole mezzo telegramma che poi, per darne notizia a tutti gli appassionati ternani, veniva esposto da Pazzaglia. Le fotografie di quell’epoca sono testimonianze di imprese che oggi risultano sconosciute ai più, ma non a noi, perché fanno parte della nostra cultura di ternani, del nostro DNA. Ma per una volta quelle notizie non giunsero per descrivere una delle tante vittorie di quel concittadino che, per uno strano senso del destino, cosi come in futuro lo sarebbe stato per Libero Liberati e per Paolo Pileri, vedeva legato il suo nome alla voglia di riscatto e crescita di una Terni incompiuta, ma per raccontare l’inizio di un mito.

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