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Mario Umberto Baconin Borzacchini: lo sguardo oltre la paura – 1° parte

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“Mentre si corre non si ha il tempo di avere paura, si deve soltanto guardare la strada”. Mario Umberto Baconin Borzacchini soleva ripeterlo spesso a chi gli chiedeva come, quell’emozione così forte, si potesse controllare. Lui, Campione automobilistico, ternano e pioniere di uno sport fatto allora di strade polverose ed improbabili bolidi, era nato soltanto pochi lustri dopo che i bersaglieri sabaudi avevano aperto non soltanto una breccia a Porta Pia, ma una strada verso l’unità d’Italia. Era il 28 settembre del 1898  e l’orologio segnava le 2 e un quarto della notte quando venne alla luce Baconino Borzacchini, un bebè con un nome impegnativo per essere nato nella Conca. Il nome Baconino infatti era una forzata italianizzazione di Bakunin, segno tangibile dell’ideologia politica del padre che lo scelse per rendere onore alla propaganda marxista del tempo, una propaganda che Michail Bakunin appunto,  rivoluzionario, filosofo e anarchico russo considerato uno dei fondatori dell’anarchismo moderno, svolgeva in Italia. Quella di Borzacchini fu una carriera breve ma molto intensa. Tutto ebbe inizio nel 1923 e si concluse tragicamente in un pomeriggio di settembre di dieci anni dopo, nel 1933 sul tracciato di Monza, durante lo svolgimento del gran premio intitolato alla stessa città. Nel suo palmares si annotano vittorie alla Mille Miglia cosi come alla Targa Florio e tra i suoi avversari piloti del calibro di Tazio Nuvolari del quale, tra l’altro, era molto amico nonché per un tempo compagno di squadra. Mamma Maria era una casalinga e papà Remo lavorava come corriere tra Terni e Roma. La sua era una famiglia con antiche radici ternane e suo nonno Domenico aveva affiancato Garibaldi nelle battaglie del 1867. I tempi sono duri e c’è da aiutare la famiglia; è cosi che all’età di quindici anni Baconino decide di lasciare la scuola e per lui si aprono le porte dell’auto-moto officina di Amerigo Tomassini ed Ezio Conti. Come accade spesso nelle favole dove la vita di giovani fanciulle viene stravolta dal mordere una mela e dal baciare aiutanti principi azzurri, per Baconino quel sapore fresco e fragrante del frutto della passione, fu quasi certamente cambiato con l’odore dell’aria intriso di benzina ed olio bruciato e quelle labbra lasciarono spazio ai tanti racconti e commenti degli sportivi dell’epoca, piuttosto che ad ardenti baci. In ogni caso tutto questo contribuì ad accendere quella bramosia che, ben presto, si trasformò in amore. Quei campioni che si sfidavano l’un l’altro al volante delle loro automobili sfrecciando su strade sterrate, devono aver attraversato anche i suoi sogni alla ricerca di quella gloria che era destinata agli Dei e loro di certo, nella testa di Baconino un po’ Dei lo erano. In quell’officina vicino al Duomo, ed a ridosso della Passeggiata, si custodiscono auto destinate al noleggio e, spinto proprio da Tomassini, il giovane Borzacchni apprende ben presto l’arte del guidare. Non si tira neppure indietro quando la Patria lo chiama e cosi, durante la Prima guerra mondiale, la serve prima presso uno stabilimento d’armi e poi in forza allo Stato Maggiore dell’Esercito in un reparto motorizzato. L’Italia del dopo 4 novembre 1918, Giorno della Vittoria, è un Paese che va lentamente riprendendosi e che conta le proprie ferite. L’enfasi e l’orgoglio che trapela dal bollettino firmato dal Generale Armando Diaz, futuro Maresciallo d’Italia, è cosa ben differente dalla realtà dei fatti e alle sue parole “La guerra contro l’Austria-Ungheria che sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta (…) I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”, fanno eco il dolore e lo sconforto di tantissimi civili e reduci. Settecentomila dei cinque milioni di italiani partiti per la guerra non torneranno mai più a casa ed un altro mezzo milione di soldati lo faranno segnati per sempre nelle carni e nell’animo. Non c’è terra per i contadini e servono le raccomandazioni per lavorare come operai o impiegati. Terni di sicuro non fa eccezione ma lui è più fortunato perché, tornato in città, ritrova il suo posto nell’officina che comunque va completamente riorganizzata. Consegue l’autorizzazione da istruttore di scuola guida ed inizia cosi ad impartire lezioni utilizzando una Scat, acronimo di Società Ceriano Automobili Torino, marchio che verrà inglobato successivamente nella FIAT. Le sue doti al volante, delle quali fa spesso sfoggio sul piazzale sterrato antistante il Duomo, attirano la curiosità di spettatori sempre più numerosi e questo si trasforma ben presto in una ottima pubblicità per il garage di via Aminale. Non di rado quando si richiedono della auto a noleggio,  chi lo fa pretende che a guidarle sia lui cosi da  poter poi raccontare agli amici le emozioni provate. Le sue peripezie, le sue sbandate e perché no, il fascino che tutto questo poteva generare sull’universo femminile, gli permisero anche di fare conoscenza con Maria Mezzetti che poi diventerà sua moglie. Forse per stemperare quelle che iniziavano ad essere delle inevitabili tensioni generate dall’avvento del ventennio fascista, e che erano ormai percepibili nel quotidiano, la gente cercava rifugio e distrazione negli eventi sportivi.

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