La rinascita dello sport nel secondo dopoguerra 1a parte
Distinguere il tempo libero da quello dedicato al lavoro ed la riposo ha rappresentato senza dubbio una delle più grandi conquiste della democrazia
del dopoguerra e, in tutto questo enti, associazioni, la creazione di spazi culturali piuttosto che altri destinati a svolgere attività sportive, hanno contribuito in maniera determinante a formare menti, corpi e coscienze. In effetti, anche a Terni, un qualcosa di simile esisteva già durante il ventennio fascista ma la logica di gestire e controllare tutto dall’alto rendeva il dopolavoro asservito alla formazione ed al consolidamento dell’ideale e del credo fascista e, quindi, tutto era a servizio del regime. Cosa differente da quanto si sviluppò dopo la fine della Seconda guerra mondiale dove la scelta di dove e come utilizzare il proprio tempo si rimetteva alle singole scelte dell’individuo. Anche in questo caso, comunque, la fabbrica divenne fulcro e riferimento.
L’Unione Sportiva Società Terni nacque nel 1927 e venne trasformata in Dopolavoro Aziendale nel ‘29 a seguito delle direttive imposte dall’Opera Nazionale Dopolavoro. Il circolo poteva contare sulla disponibilità di un numero consistente di palestre e campi sportivi così come i lavoratori potevano
contare su una offerta variegata di attività tra le quali scegliere. Molte società costituite precedentemente, alcune anche a cavallo tra l’800 ed il XX secolo, furono costrette a convogliare all’interno del Dopolavoro Aziendale come nel caso per esempio del Circolo Escursionisti, successivamente Umbro Appennin Club Mario Visconti, che dopo la pausa bellica rinacque come Gruppo Escursionisti Ternani finendo affiliato al Club Alpino Italiano.
Ma ancora la prima società sportiva nata a Terni, la Palestra Marziale Giuseppe Garibaldi costituita nel lontano 1893 e legata all’atletica leggera, trasformata poi in Polisportiva Fascista Ternana. Stilare un elenco degli atleti che militarono nell’UST sarebbe complicato ma, a livello nazionale, tra quelli che eccelsero conquistando anche dei titoli italiani possiamo ricordare Attilio Squilla ed Aldo Galeazzi nella lotta piuttosto che Carosi e Falcinelli nel pugilato.
Come prevedibile, tra il 1942 ed il ’45 le attività ebbero un fermo a causa degli eventi bellici ma, già al termine del conflitto, la voglia di ridare vita all’unione si fece avanti. Erano certamente cambiati tempi e necessità ed anche la fabbrica viveva momenti di difficoltà; se a questo aggiungiamo la nascita di nuove società sportive e circoli, va da se che il panorama risultava completamente differente. C’era anche da ricostruire tutto ma la voglia di rinascita era la forza trainante del momento.
Nella prefazione del libro Nessuno mai, la presunzione dei fatti, c’è una frase che riferita a Libero Liberati può dare una idea di come per Terni e per i ternani lo sport ed i risultati di chi lo praticava, appresentassero molto più del divertimento e della gioia dell’istante: … Si, emozione e orgoglio perché è cosi che i ternani vivono le proprie passioni. Nella gioia e nel dolore, nella vittoria e nella sconfitta. Perché se a qualcuno chiedi chi era Libero, ti racconta interamente la sua vita fatta di aneddoti fino a dirti che lui, in motorino, andava da Terni a Senigallia per vederlo sfrecciare tra marciapiedi e pali. L’orgoglio giungerà fino a dirti che quella domenica di settembre era lì, a Monza, quando spalla a spalla con Duke, Libero fermava la storia in una foto che ha fatto epoca.
Perché sul sellino di quella Gilera Quattro Cilindri, c’era posto anche per i sogni di una intera città e per la sua voglia di riscatto sociale ed economico …
Nel 1945, quando venne ricostituita la Unione Sportiva Lavoratori Terni, il termine Società venne sostituito Lavoratori, alla presidenza venne chiamato Cassio Marchetti e l’ente divenne il punto di riferimento per qualsiasi atleta ternano di rilievo; indossare e difendere i colori gialloblù dell’USL costituiva una ambizione per molti. Nasceva nel contempo anche la Libertas. Il 1952 fu un anno irripetibile per lo sport ternano che venne rappresentato alle Olimpiadi di Helsinki da ben quattro
atleti: Volfango Montanari per i 100 metri e la staffette 4×100, Umberto Trippa ed Adalberto Lepri nella lotta e Renzo Ruggeri nel pugilato. L’attenzione si allargò a tante discipline sportive: si iniziò a parlare di canoa e canottaggio nei primi anni ’50 con le attività che si concentravano nella località lacustre
di Piediluco mentre un posto di spicco nel panorama sportivo ternano dell’epoca era riservato al ciclismo, una delle discipline più antiche praticate nella Conca. Si hanno infatti notizie pubblicate sul giornale L’Unione Liberale del 30 settembre 1888 di una gara svoltasi presso la Passeggiata e vinta per la cronaca da Fabio Argenti davanti a Clodoveo Mancini. Ma l’impulso fondamentale alla disciplina venne dalla realizzazione nel 1925 della Pista, un impianto polifunzionale in prossimità delle Acciaierie che poteva contare di un campo di calcio regolamentare circondato da una pista in carbonella adatta per l’atletica leggera e di un anello con tanto di curve sopraelevate dove si disputarono gare ciclistiche ma anche motociclistiche e sfide miste come quella che vide protagonisti Umberto Faraglia in sella ad una moto da 1000cc e Mario Umberto Borzacchini alla guida di una Salmson 1100cc; più uno spettacolo
che una corsa vera che finì infatti con un salomonico ex aequo.
Nell’anteguerra Terni ebbe moltissimi ciclisti di indubbio valore tra i quali vale la pena ricordare Giovanni Grossi. Ma chi caratterizzò gli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale fu Elvezio Palla che tra l’altro, il 18 novembre 1940, riuscì al Vigorelli di Milano a conquistare ben cinque primati mondiali.
Lasciato il professionismo, Palla si dedicò alla scoperta di nuovi talenti ed è in questa veste che scopre Renato Perona che in occasione delle Olimpiadi di Londra conquista il titolo nella specialità tandem.
Ma, tralasciando per un momento le singole discipline e tornando ai primi anni del secondo dopoguerra, la gioia per la fine del conflitto mondiale lasciò pian piano il posto ai primi malcontenti figli della situazione economica che si viveva in città a causa dei primi licenziamenti operati dalle Acciaierie. Fu in questo momento che il Consiglio del circolo, forse anche per spegnere un po’ le tensioni che divenivano sempre più palpabili, accese un mutuo destinato alla costruzione di una piscina olimpionica all’interno del polo sportivo che stava nascendo in Via Muratori; un insediamento che poteva contare anche su campi da tennis in terra battuta ed una pista per il pattinaggio.
Concludiamo questa prima parte dell’articolo dedicato alla rinascita dello sport a Terni parlando di scherma, un’arte più che una disciplina sportiva, che nella nostra città vanta una storia antica e vide incrociare le lame per le prime volte sulla pedana della Sala d’Armi della Palestra Garibaldi. Fu lì che
l’insegnante Ferdinando Casoretti impartì le prime nozioni agli aspiranti spadaccini ternani. Già durante il ventennio si assistette ai successi di molti atleti nostrani, successi che si moltiplicarono dopo la fine della guerra quando, a partire dal ’46, l’elenco divenne sempre più numeroso. Moltissimi atleti entrarono a far parte della Nazionale Azzurra; il grande movimento schermistico nostrano riuscì anche nell’impresa di costruire una propria sede e così il 21 giugno del 1969 venne inaugurato il Palazzetto della Scherma, giusto accanto al Campo scuola
Casagrande.
di Roberto Pagnanini