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Incontri con gli EX: MASSIMO PEDRAZZINI

1980 04 23. Roma Ternana 2 0 semifinale di Coppa Italia 001

Anni ’80: gioia e dolori. E’ con questa massima che possiamo affrontare i ricordi di quel periodo storico della Società rossoverde. Per questo numero di “DAJE MO’” abbiamo incontrato un protagonista dell’inizio di quel decennio: Massimo Pedrazzini. Era proprio il Giugno del 1980 quando l’ultima partita del calendario (Brescia-Ternana 1-0, l’8-06-1980) sancì la retrocessione della Ternana in serie B. Una stagione incredibile che vide la formazione rossoverde arrivare prima in semifinale di Coppa Italia, eliminata dalla Roma, e appunto poi retrocedere in C1 al termine di essa, dopo che nel decennio appena concluso aveva assaporato anche la gioia della serie A per ben due volte.
Pedrazzini nasce a Milano il 3-02-1958 e cresce calcisticamente nelle file del Milan, nel ruolo di centrocampista. Con la maglia rossonera non riesce ad esordire in prima squadra e va a “farsi le ossa” in serie D, nel Cantù. Da qui farà il doppio salto per arrivare in serie B con la maglia del Varese. Dopo tre stagioni in biancorosso approda, nell’estate del 1979, nella Ternana, dove rimarrà per due stagioni. Quindi si trasferirà alla Sambeneddetese e successivamente la sua carriera proseguirà in diverse formazioni, tra serie B e C1, dove avrà la soddisfazione di vincere diversi campionati. Al termine della carriera da calciatore Pedrazzini inizia una lunga carriera di allenatore che lo porterà anche in molte società straniere. Oggi vive a Bucarest (Romania) e continua a vivere nel mondo del calcio, nella Federazione Rumena, come formatore e docente ai corsi per allenatori.

1) Come è stata la sua infanzia? 
Figlio unico di due operai milanesi, che con tanta fatica ed onestà concentravano il loro tempo sul lavoro per avere il necessario per vivere, senza sprechi né lussi, ma semplicemente il necessario. Scuola con grandi potenzialità ma poca implicazione con un carattere allegro ed esuberante nel limite del rispetto e dell’educazione. La mia vita era ed è sempre stata vicina al calcio, come gioco e svago prima, come professione poi. Considero una tappa fondamentale l’aver fatto parte del settore giovanile del Milan, una vera scuola di vita, dove sono cresciuto, migliorato e maturato, come uomo prima e calciatore poi. Anni splendidi ed indimenticabili dal 1969 fino al 1975 dove ho percorso tutte le tappe delle giovanili, fino alla Primavera.


2) Ricorda quando fu la sua prima partita di pallone? 
Come ho detto, il calcio lo si praticava dappertutto, nel quartiere dove vivevo, per strada, ai giardini ed all’oratorio. Secondo mia madre, credo che da come scalciavo  nella sua pancia, già lì davo calci al pallone. Quella che ricordo meglio è il provino fatto al Milan; una partita di due tempi di 20 minuti, ad 11 anni mi sembravano interminabili, giocati contro compagni di uno o due anni più vecchi di me. Feci due gol e mi comportai bene, tanto da indurre i tecnici di allora , Italo Galbiati ( secondo di Capello) a reclutarmi nel settore rossonero.


3) Arrivò a Terni proveniente dal Varese. Quale fu il motivo di tale scelta?
La Ternana era stata la mia prima tappa da professionista nella prima stagione al Varese. Ero in panchina, avevo 18 anni e vedere quello stadio pieno, con un tifo caloroso, mi ha veramente affascinato.
Quindi quando sono stato richiesto dalla Ternana fu un motivo di soddisfazione per me, una tappa importante all’inizio di carriera. 


4) Quando arrivò a Terni chi conosceva già dei suoi nuovi compagni di squadra? 
Avevo giocato con Poerio Mascella al Varese e venni a Terni con Ramella, anche lui compagno per tre stagioni al Varese. Per il resto, ne conoscevo un po’ per averli avuti come avversari. Mi sono subito integrato nel gruppo grazie anche a dei ragazzi semplici e splendidi caratterialmente.


5) Che impressione le fece Terni la prima volta che arrivò in città?
Non conoscevo molto della città, solo lo stadio e piazza Tacito, dove alloggiavo in Hotel.
Una città a misura d’uomo, dove la tradizione della “vasca” a Corso Tacito era una cosa che a Milano non avevo mai visto. Gente molto cordiale ed ospitale, che mi ha fatto entrare nella sua vita dalla porta principale. Ancora oggi conservo amicizie da lunga data con persone speciali, ed ho anche una “figlioccia”, Ilaria, ormai donna oggi, che non vedo da tempo ma che spero di riabbracciare presto, così come il resto della sua famiglia.


6) Nel suo primo campionato con la maglia delle Fere, alla guida della squadra c’era mister Santin, sostituito poi da Mister Andreani. Che rapporto aveva con i due mister?
Ho avuto un buon rapporto con entrambi. Santin era un vero signore d’altri tempi, attaccato ai valori della famiglia. Ricordo un abbraccio con lui dopo la vittoria in casa contro il Palermo, poco prima della sosta Natalizia, dove io segnai una doppietta e vincemmo una gara che ci aveva visto sotto di un gol. Quella fu una boccata di ossigeno per la nostra classifica ed un bel regalo di Natale. Con Andreani purtroppo le cose non cambiarono, uomo duro e tenace ma dove sotto la scorza dura c’era una persona perbene e attaccata alla maglia ed alla città.


7) A distanza di tanti anni se la spiega l’incredibile metamorfosi della squadra tra il campionato e la Coppa Italia? 
La spiegazione è abbastanza semplice: in campionato sentivamo la pressione del risultato che si trasmetteva in campo, limitandoci nelle nostre intenzioni ad osare di più.
In Coppa Italia tutto questo non c’era e sapevamo che come andava andava, non avevamo nulla da perdere, visto che una squadra di categoria inferiore poteva perdere con una grande di serie A, era quasi normale. Alla fine questa situazione ci ha favorito e liberato da ogni responsabilità e pressione arrivando così fino alla semifinale.


8) In quel suo primo campionato in rossoverde lei realizzò due reti in campionato (Ternana-Palermo 2-1, il 23-12-1979; Parma-Ternana 2-3, il 27-04-1980), oltre ad una in Coppa Italia, che portarono entrambi la vittoria. Ricorda questi due episodi?
Oggi, quella contro il Palermo, verrebbe considerata una doppietta, visto che da una mia azione e dal tiro deviato in rete da Ammoniaci arrivò il pareggio. Non sono mai stato un goleador ma i pochi goal da me realizzati sono spesso valsi la vittoria, come con Palermo e nella partita di Parma. Entrambi i momenti sono stati apprezzabili per l’azione fatta e per la conclusione. Ci sono dei campi, come al Tardini di Parma, dove ho fatto spesso goal quando vi ho giocato. Quello al Verona in Coppa lo ricordo appena, ma l’importante fu il colpo di testa al Napoli, poi deviato in rete da Badiani, che ci servì per la qualificazione.

 
9) Secondo lei in quella stagione si poteva fare di più? Quali le cause della retrocessione?
Sicuramente dietro ad una retrocessione ci sono molteplici cause, sempre difficili da analizzare e trovare in quei frangenti,  utili per potersi salvare. Presi singolarmente i giocatori erano di valore, visto che poi alcuni di loro sono andati in serie A: Sorbi e Birigozzi alla Roma, Passalacqua e De Rosa al Perugia, Mascella alla Pistoiese, Ratti al Como ed io stesso sono stato conteso fino all’ultimo dal Perugia. Probabilmente come gruppo non eravamo compatti ed efficienti e le nostre individualità non hanno aiutato a migliorare il livello della squadra. Peccato!!!


10) Nella stagione successiva, in serie C1, lei rimane in rossoverde. Fu una sua scelta o avrebbe preferito rimanere in serie B?
Alla fine ho creduto in una rinascita di una città che meritava senz’altro la serie cadetta. Le richieste non mancavano, però la società mi disse che  non voleva svendermi ma realizzare il giusto economicamente.


11) Allenatore di quella stagione era Mister Ghio, che poi avrebbe ritrovato qualche anno dopo nella Salernitana. Che rapporto aveva con il mister?
Nel complesso era un buon allenatore, che faceva lavorare molto i suoi giocatori. Cercò in tutte le maniere di raddrizzare la barca che andava storta. Fu lui a volermi a Salerno dopo la vittoria del campionato a Catanzaro. Salerno era un’altra piazza importante che voleva a tutti costi vincere, accettai la sfida senza tirarmi indietro.


12) Anche in serie C realizza tre goal, tutti decisivi ai fini della vittoria (Ternana-Cosenza 1-0, il 18-01-1980; Ternana-Livorno 2-1, il 15-02-1981; Ternana-Siracusa 1-0, il 3-05-1981). Che ricordi ha di quegli episodi?
Quando fai gol sono sempre momenti felici e lo sono ancora di più quando portano la vittoria. Ricordo bene il goal al Siracusa che fu frutto di una bella azione personale.


13) Anche quella stagione fu caratterizzata dai successi in Coppa Italia, questa volta di serie C. Purtroppo anche in questo caso non ci fu la vittoria finale ma arrivò la sconfitta contro l’Arezzo nella doppia finale. Quanta delusione in questo verdetto del campo?
Purtroppo le cose andarono così, però credo che la doppia finale la perdemmo al Libarati, dove avremmo dovuto vincere con più goal di scarto, mentre non andammo oltre la vittoria di misura (Ternana-Arezzo 1-0). Ad Arezzo (Arezzo-Ternana 2-0) la gara fu in equilibrio fino all’ultimo, tanto è vero che andammo ai supplementari e prendemmo il secondo goal a pochi minuti dal termine. La squadra in quella stagione era piena di giovani interessanti ma alla loro prima esperienza in una competizione importante, che non era certo quella della “Primavera”!


14) Presidente della Ternana di quegli anni era l’industriale Garofoli. Che tipo di presidente era?
Sinceramente lo ricordo poco. C’è da dire che quando le cose non vanno bene le provi tutte: ritiri, multe, controlli a tappeto, ma alla fine non portarono a nulla. Anche lui comunque cercò di salvare il salvabile.


15) Lei fu compagno di squadra anche di Giovani De Rosa, idolo dei tifosi rossoverdi, scomparso purtroppo molto precocemente. Chi era De Rosa dentro e fuori dal campo? 
Gianni (R.I.P.) era un ragazzo straordinario, anche lui di Milano, sempre sorridente, ed in serie B aveva trovato la stagione ricca di goal e di giocate da grande calciatore. Aveva superato lo stress della separazione dalla moglie e si era dedicato con tutta la sua professionalità al bene della squadra. Ma ricordo con tristezza anche altri compagni scomparsi prematuramente, come Mario Stefanelli e Claudio Legnani. Con quest’ultimo  condividevo la casa dove abitavo. Ragazzi splendidi, che il Signore li abbia in gloria.


16) L’anno successivo lei lascia le Fere per approdare alla Samb, facendo così ritorno in serie B. Fu una sua scelta oppure della Società, come accadeva spesso in quei tempi?
Fui richiesto dalla Samb, la quale aveva vinto il campionato nella stagione precedente. Ricordo di aver giocato, con la maglia delle Fere, contro di loro, due buone gare. Fui ceduto in comproprietà e fu così quindi che approdai in riva all’Adriatico.


17) Se le chiedessi di descrivere il calciatore Pedrazzini, come si descriverebbe?
Un giocatore dalle buone qualità tecniche e fisiche, che non mollava mai, sempre pronto a sacrificarsi per la squadra. Un professionista serio, che aveva come unico obiettivo raggiungere i migliori traguardi, o almeno provarci per non avere rimpianti.


18) Nei suoi due anni in casacca rossoverde, qual è stato l’avversario più “rognoso” che ha incontrato?
Molti. Però ricordo con piacere l’amichevole di inizio estate contro la Fiorentina, dove marcai con successo Antonioni. Nella mia posizione, mediano davanti alla difesa, tutte le mezze punte più pericolose erano le mie, quindi la vita in campo per me non era mai facile.


19) Gli anni ’80 furono spesso fonte di delusioni per i tifosi della Ternana, considerando le retrocessioni dalla B alla C2. Eppure, nonostante tutto, eravate sempre molto seguiti, sia al Liberati che in trasferta. Seguire con tanta passione la squadra del cuore, in quei tempi era anche uno stile di vita. Quando scendevate in campo avvertivate tanta passione incondizionata dei tifosi?
E’ per tale motivo che la tifoseria ternana è considerata tra le più calde ed appassionate d’Italia. 
Ho notato che non importa troppo la categoria di appartenenza, ma le Fere sono sempre una vera passione ed un simbolo per la città.


20) Oggi lei è un allenatore di lunga esperienza. Quali sono, secondo lei, le qualità che deve assolutamente avere un allenatore?
Come tecnico sono riuscito a toccare alti livelli, quelli che come calciatore non sono riuscito ad ottenere: serie A in tutte le nazioni dove ho allenato, con giocatori che erano nella rosa della loro Nazionale, e di livello internazionale, come Cavani, Pastore, Miccoli al Palermo. Basta, Tomovic, Giorgevic alla Stella Rossa, oltre a molti nazionali rumeni e serbi. Ho partecipato alla Champions League per due anni, così come alla Coppa UEFA e alla Asia Champions League. Ho allenato e vinto con Steaua Bucarest, come allenatore in seconda, e come allenatore principale, e con la Stella Rossa di Belgrado, con l’amico ed ex-collega, Walter Zenga. Sono stato Assistente di alcuni tra i migliori tecnici, come Lippi all’Inter, Georghe Hagi e Marius Lacatus alla Steaua Bucarest, Cosmin Olaroiu all’Al Sadd ed Al Ain. Ho così arricchito e aumentato le mie conoscenze ed esperienze professionali. Credo che per prima cosa bisogna avere passione ed umiltà per questa professione, poi ognuno deve essere se stesso, coerente con quello che dice e quello che fa, col rischio di essere anche “scomodi”. Avere le giuste competenze, cioè conoscere la materia che si insegna, avere una mentalità aperta e curiosità nel conoscere, aggiornarsi e scambiare idee ed esperienze con gli altri. Organizzazione e programmazione sono requisiti fondamentali per un tecnico dei giorni nostri, non lasciare  nulla al caso e metterci la propria creatività e filosofia. Nessuno però ha la ricetta vincente assoluta. Purtroppo nella “giungla” del calcio vige un motto: parla con tutti, ascoltane pochi, ma non fidarti di  nessuno! Il resto lo fai, strada facendo, con errori e momenti di soddisfazione.


20) Vuole dire qualcosa ai suoi ex-tifosi?
Consentitemi i ringraziamenti per Terni e per i ternani; un abbraccio affettuoso a tutte quelle persone che ho conosciuto e frequentato nei miei anni in rossoverde, con la promessa di rincontrarli tutti nel prossimo futuro. Un abbraccio a tutti e sempre Forza Fere!!!

StagioneCompetizionePresenzeGoalCompetizionePresenzeGoal
1979-’80Serie B352Coppa Italia81
1980-’81Serie C1323Coppa Italia120
La carriera di Pedrazzini in rossoverde
StagioneSquadraSerie
1969-’75MilanGiovanili
1975-’76CantùSerie D
1976-’79VareseSerie B
1979-’81TernanaSerie B – C1
1981-’82SambenedetteseSerie B
1982-’83TriestinaSerie C1
1983-’84MessinaSerie C1
1984-’85CatanzaroSerie C1
1985-’87SalernitanaSerie C1
1987-’89MantovaSerie C2 – C1
1989-’91FiorenzuolaSerie C1
La carriera di Massimo Pedrazzini

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di Marco Barcarotti

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