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C’era una volta la pista…

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Terni, Città dell’Acciaio. Una piccola città in una piccola provincia e perché no, in una piccola conca, la Conca ternana. Questa valle completamente circondata da monti e attraversata da due differenti corsi d’acqua, è situata nella parte meridionale dell’Umbria ed ha legato il suo sviluppo e la sua crescita ne settore dell’industria pesante da quando, in quel lontano 10 marzo del 1884, venne posata la prima pietra sulla quale è stato costruito uno tra i primi grandi complessi produttivi della storia industriale italiana: la Società degli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie. La scelta di Terni non fu casuale ma direttamente conseguente alla grande presenza e disponibilità di acqua, unita alla collocazione geografica centrale rispetto all’Italia, fattori questi decisivi per l’avvio di quel processo di industrializzazione che, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, la trasformò nella Manchester italiana. In quel periodo il cinquanta per cento della produzione nazionale di acciaio usciva dalle sue linee di lavorazione e il più grande maglio al mondo, con cinque metri di corsa e 108 tonnellate di potenza, battendo i suoi colpi su una sottoincudine da 1000 tonnellate fusa in un unico blocco, vanto ed esempio unico  nel mondo della metallurgia, scandiva i tempi della vita quotidiana di migliaia di operai. Il grande salto d’acqua nei pressi della Cascata delle Marmore, con il quale attraverso oltre sei chilometri di condotte forzate si alimentavano le turbine poste a valle, era capace di generare una forza idrica di oltre 150.000 cavalli. La città cresce, si modernizza, è addirittura la quarta in Italia a dotarsi di una rete di elettricità e di una illuminazione pubblica pure elettrica. E’ un periodo molto attivo per Terni che è in pieno sviluppo. Nel frattempo, a partire dal 1923, si iniziano a raccontare le gesta di un suo figlio illustre, tale Mario Umberto Baconin Borzacchini e questo fa sì che anche la passione e la curiosità per tutto ciò che riguarda le corse,  aumenti costantemente coinvolgendo ben presto sempre più sportivi e simpatizzanti. Una passione rivolta indistintamente alle due ed alle quattro ruote. E in questa ottica, un impulso notevole agli sport dei motori e non solo, viene dato dalla costruzione nei pressi del Viale Brin di un complesso che, intorno ad un campo di calcio utilizzato dalla neonata squadra Terni Foot-Ball Club e ad una pista in carbonella destinata all’atletica leggera, vedeva la presenza di un velodromo in cemento con tanto di curve sopraelevate. La pista, cosi come da tutti era conosciuta, era un impianto situato in uno spazio molto particolare, costretto in pratica tra il refettorio delle Acciaierie, la Fabbrica d’Armi ed il canale Nerino. In fin dei conti Terni era o no conosciuta come la Manchester d’Italia? Quindi, esattamente come in Inghilterra, si pensò bene di legare football e fabbrica, calcio e lavoro. Lo sviluppo della pista in cemento intorno al campo di calcio era di circa cinquecento metri, idonea quindi alle gare di biciclette, tanto che vi si registrò anche il passaggio di un Giro d’Italia, o delle moto di piccola cilindrata. A Terni le chiamavano le corse de li schizzetti ed erano esibizioni in sella a micromotori che avevano una cilindrata che andava dai 75cc ai 125cc. Esibizioni più che gare vere e proprie, attraverso le quali si voleva far conoscere l’ebbrezza della velocità ai tanti spettatori che accorrevano ai bordi della pista di Viale Brin. Addirittura, nel 1925, viene organizzata una sfida tra Mario Umberto Borzacchini alla guida di un’auto Salmson GP quattro cilindri in linea di 1086cc e 15 HP a 6000 gir/min, cambio a tre marce, capace di una velocità massima di circa 150 kmh e il campione italiano Umberto Faraglia in sella ad una moto Indian 1100cc. La gara, sulla distanza di dieci chilometri da percorrere sull’ovale in cemento, si conclude pressoché alla pari. Nella primavera dello stesso anno presso la sala di lettura del circolo cittadino, si riunisce per la prima volta il consiglio direttivo del Moto Club Terni, scissosi dall’Auto Moto Club Terni, che viene subito affiliato alla Reale Federazione Motociclistica Italiana. Soltanto due anni dopo, nel 1927, Terni assurge al titolo di provincia. Nel 1947 si organizza La Giornata Motociclistica sempre all’interno del velodromo di Viale Brin e, in quell’occasione, un giovanissimo Libero Liberati vi partecipa in sella ad una Alpino 100 cc dopo che negli anni precedenti, vi aveva corso nella categoria 50cc e si era cimentato in diverse prove di abilità e gimcane. Ricordare i nomi di chi in quei tempi si metteva in gioco con più o meno successo in questi che erano sport agli albori, non è certamente facile e si rischierebbe di dimenticarne qualcuno. In un puro e semplice esercizio di memoria proveremo comunque a citarne alcuni senza farne torto ad altri: Otello Bernardini, Alfredo Ciotti, Germoglio Filippi, Carlo Morbiducci, Rinaldo De Lorenzi, Egildo Gatti o perché no, Ferdinando Natali, per tutti Zughero. Già, Zughero, uno se al quale chiedevi chi a Terni corresse in moto ti rispondeva: Io e un certo Liberati! Oggi ciò che resta di quello stadio e di quel velodromo, altro non è che un semicerchio della pista ad ovest mentre, tutto il resto, viene utilizzato come parcheggio per le maestranze delle Acciaierie. Un’altra parte della storia della nostra città neppure venduta, ma regalata al destino di essere dimenticata per sempre.

di Roberto Pagnanini

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