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Interamna History – 6 

La nostra Casa comunale, Palazzo Spada

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Sulla scorsa puntata ci siamo soffermati su un periodo storico che ha rappresentato per Terni una parentesi difficile e buia e che la portò ad affrontare un vero e proprio default delle casse comunali. Dopo la Strage dei Banderari del 1564 infatti, la città fu costretta a rinunciare alla sua autonomia consegnandosi di fatto nelle mani della Camera Apostolica con la quale aveva generato enormi debiti, il tutto nonostante avesse contratto prestiti ovunque e ceduto molti beni per sanare la propria posizione.  Una tra le personalità di spicco di quegli anni fu senz’altro Michelangelo Spada che visse appunto tra il 1521 ed il 1584, anni cruciali anche per la nascita di quello che poi rappresenterà il dominio temporale della Chiesa, ed a quale si deve la costruzione dell’omonimo palazzo attuale sede del nostro comune. Michelangelo era il discendente di una potente e ricchissima famiglia il cui capostipite, anche se le fonti non sono pienamente supportate, viene indicato in tal Marino Spada vissuto già nel VII secolo, duca e Governatore d’Italia ai tempi dell’Imperatore Leone III. Nipote di Vittorio e figlio di Silvestro, entrambi notai, Michelangelo, che aveva un fratello di nome Giovanni Girolamo e tre sorelle oltre che un altro fratello, Balduino, nato dalle seconde nozze del padre, fu nominato conte di Collescipoli da Papa Giulio III del quale era coppiere, titolo che tra i camerieri segreti del pontefice gli permetteva di assisterlo durante i pranzi solenni, e cameriere pontificio, incarico che lo obbligava ad attendere le persone che poi sarebbero state ricevute in udienza privata. Non è eccessivo affermare quindi che del pontefice, il conte Spada, era uno strettissimo collaboratore ma anche amico dato che, la conoscenza tra i due risale a quando il Santo Padre era ancora un cardinale con il nome di Ciocchi dal Monte. Non a caso, al momento di salire al Soglio pontificio, gli concesse anche la cittadinanza di Roma. Per tornare alle conseguenze della Strage de Banderari, fu proprio Michelangelo Spada che intercedendo presso Papa Pio V, permise nel 1567 il reintegro delle entrate comunali dietro il pagamento di 3000 scudi d’oro. E’ fuor di dubbio che la consapevolezza del grande prestigio sociale raggiunto e della sua posizione presso la corte romana, lo convinsero ben presto a farsi erigere un palazzo che lo rappresentasse ma che la cui costruzione fu tutt’altro che facile e rapida. Negli archivi della nostra città si ha traccia del fatto che nel 1554 Papa Giulio III concesse a Michelangelo una casa detta Osteria del Moro situata vicino a quella che era già la sua abitazione, un immobile che egli voleva ampliare e riportare a forma antica cosi come si evince dall’atto notarile: In venustiore forma redigere et ampliare. Cosa certa è che il conte Spada, tra il 1558 ed il 1563, chiese ai priori della città il permesso di estrarre delle pietre dal fiume Nera e che comunque sino al 1569, si susseguirono le acquisizioni di altre costruzioni al fine di poter erigere quello che doveva essere vero palazzo nobiliare. Dare per sicura la paternità del progetto è invece cosa difficile e ci costringe a muoverci nel campo delle ipotesi. La presenza a Terni in quegli anni di tal Peruzzi Junior, un eclettico architetto senese tra l’altro molto attivo e conosciuto a Roma, nonostante l’innegabile influenza dello stile proprio della scuola del Sangallo, potrebbe dirimere questa questione. Passano gli anni ed a causa di mille problematiche differenti legate anche alla ripartizione dell’eredità tra i discendenti, nel 1798 la famiglia Spada decide di disfarsi del palazzo che risultava però essere assolutamente indivisibile tra loro. Soltanto nel 1810 riescono nell’intento aggirando il testamento di Michelangelo, permutando il palazzo con un altro posto sulla strada Corriera, Via Roma, e la strada de’ Sciamanna, oggi Via tre colonne, un edificio di proprietà di tal Alceo Pecoli Massarucci, che soltanto quattro giorni dopo venne poi venduto per il prezzo di 3657 scudi ai fratelli Guglielmi del fù Carlo. Il completamento dell’edificio per era lungi dall’essere compiuto; il terzo piano per esempio, fu realizzato al termine dell’800 quando lo stabile passò in uso alle Suore del Bambin Gesù cosi come le torrette. I Massarucci, che nel 1863 ancora vi risiedevano, a causa di alcuni debiti contratti se lo videro poi mettere all’asta insieme agli orti ad esso attigui e la proprietà passò allora alla Banca Romana che lo cedette successivamente a monsignor Francesco Gazzoli, figlio del conte Giulio di Terni. Fu nel 1957 che il consiglio comunale della nostra città ne deliberò l’acquisto per trasformarlo in sede municipale anche se le suore continuarono ad usufruirne sino agli inizi degli anni ’70. Il piano nobile del palazzo è completamente affrescato con opere che vanno dal 1575 al XIX secolo ed alcune di loro si riferiscono ad eventi che hanno segnato la storia della chiesa come la Battaglia di Lepanto o la Strage di San Bartolomeo e la loro commissione da parte del conte Michelangelo Spada, altro non fa che rafforzare la devota fedeltà a Gregorio XIII, del quale fece anche dipingere lo stemma in prossimità degli stessi affreschi. Ma non solo questo perché sulle pareti è anche raffigurato lo stemma di Giulio III che fu colui il quale lo fregiò del titolo di conte cosi come, su tutti i portali, in caratteri latini abbreviati, è incisa la scritta co mic ang spada sec apos è cioè Conte Michelangelo Spada segretario apostolico. La paternità delle opere, avallata dalla scoperta di Giovanna Sapori nel 1986, si fa risalire a Karel van Mander, un pittore fiammingo di stanza a Roma tra il 1574 ed il 1577. C’è da dire che Palazzo Spada nel corso degli anni ha cambiato totalmente il suo rapporto con il tessuto urbano circostante; se la facciata principale, quella su Via Roma, non ha subito particolari variazioni, quella sul Corso del Popolo è stata completamente modificata dato che prima incideva sugli orti, eliminati appunto per dare vita allo stesso asse viario ed anche l’area dell’attuale Piazza Europa era completamente differente. Dagli studi effettuati dall’Arch. Paolo Leonelli, emerge che tra i primi a tentare un progetto del palazzo potrebbe essere stato il senese Silvestro Peruzzi, figlio di Baldassarre, molto attivo a Roma proprio quando Michelangelo Spada era segretario apostolico, e che ebbe senza ombra di dubbio frequentazioni sia con Antonio da Sangallo che con il Vignola, il che giustificherebbe analogie con i loro stili. Va senza dubbio ricordato che Palazzo Spada fu anche sede dell’Istituto Leonino e per Terni, rappresenta il primo esempio di edilizia del tipo a corte. L’unica certezza comunque sta nel fatto che per il conte Michelangelo rappresentò il culmine di una storia familiare fatta di potere, espresso prima nella nostra città e poi all’interno del potere assoluto della Chiesa.

Per chi volesse saperne di più, esiste una bellissima pubblicazione del 1996 a cura di Maria Laura Moroni e Paolo Leonelli edita in collaborazione con il Comune di Terni e della II Circoscrizione Interamna dal titolo “Il Palazzo di Michelangelo Spada in Terni” e dalla quale sono tratte molte delle notizie contenute in questo articolo.

di Roberto Pagnanini

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