Interamna History – 3
Il Medioevo ternano e l’essere una città di frontiera
Parlando di Medioevo come è risaputo, e per convenzione, tutto ciò che viene collocato nell’Alto di questa epoca racconta quello che storicamente va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, che risale al 476 dc, sino all’anno 1066 per poi, attraversando il Basso, giungere sino al 1492 con la scoperta delle Americhe. Chiaramente la storia non può essere compresa per compartimenti stagni e quindi sia l’inizio di questo periodo, che la sua fine, si sovrappongono rispettivamente e naturalmente alla Tarda Antichità ed all’Età Moderna. Crolli demografici, invasioni, migrazioni, il declino di quello che era stato il potere centralizzato, sono soltanto alcuni dei fattori che lo caratterizzarono nel trascorrere dei suoi primi secoli il che, che unito alla venuta dei barbari, in particolare quelli rappresentati dalle genti germaniche, contribuì alla nascita di nuovi regni all’interno di ciò che restava dell’Impero Romano d’Occidente. Il distaccamento con l’antichità classica però non fu mai netto però tanto che, molto spesso, si continuava ad utilizzare istituzioni romane, anche se poche, si proseguiva nella fondazione di monasteri e nelle campagne di cristianizzazione di quella che era l’Europa pagana. Con l’incoronazione ad imperatore di Carlo Magno, e con il relativo avvento del suo impero carolingio, si assistette però ad una inversione di rotta importante e ad una ristrutturazione sociale altrettanto segnante con l’avvento del feudalismo ed il ritorno ad una forma di agricoltura “più moderna”. La sua posizione centrale e strategica, data anche la vicinanza con importanti vie di comunicazione, fece si che nel Medioevo Terni, l’Intermana del tempo, si ritrovasse al centro di grandi spostamenti militari cosi come di interessi strategici importanti, caratterizzati da continui cambi di alleanze. Purtroppo non è molta la documentazione consultabile e altro si fa largo attraverso le ipotesi. Per esempio, è probabile ma non certo che Vitige,dopo aver rinunciato ad assediare Narni e conseguentemente a scontrarsi con Bessa, raggiunse Roma percorrendo la Via Interammana, cosi come Totila la riconquistò, forse ai danni di Belisario,prima che nel 551 Narsete, riprendendosi la Tuscia, la occupò. Ma facendo salvi tutti questi avvenimenti, il momento più importante per Interamna fu rappresentato dalla conquista longobarda portata a compimento dai Duchi di Spoleto alla fine del 500 dc che, tra l’altro, la trasformò in una vera e propria città di frontiera contando in pochi chilometri la distanza che la divideva da Narni allora bizantina. Si determinarono cosi due aree nemiche ben distinte dove si fronteggiavano longobardi da una parte e bizantini dall’altra a difendere le strade consolari Flaminia e Interammana. Fu Papa Gregorio I, detto il Magno, che soppresse la diocesi ternana durante il primo dominio longobardo che successivamente, verso il finire dell’VI secolo, fu annessa a quella di Spoleto. E proprio come città di frontiera, nel 742 che Terni divenne teatro dell’incontro tra Liutprando, uno dei più grandi sovrani longobardi, e Papa Zaccaria. Raccontano i testi che il re attestatosi in città con tutto il suo esercito, saputo dell’arrivo del pontefice mandò tutti i suoi generali a fargli incontro, precedendoli però e conducendo lui stesso il Papa all’interno delle mura sino alla chiesa del Beato Valentino, o forse all’interno di quella che oggi conosciamo come San Pietro, e li, persuaso dalle sue parole, gli promise la restituzione di tutte le terre sottratte, quattro castelli situati nella campagna romana, di tutti prigionieri e di una pace che avrebbe dovuto durare vent’anni in cambio però, da parte della milizia ormai comandata dal Papa, di un aiuto per riconquistare Spoleto. Il Passaggio ai Franchi e l’incoronazione nella notte tra il 23 e 24 dicembre 800 di Carlo da parte di Leone III, che riconosceva in pratica l’Impero franco come il successore di quello Romano d’Occidente, non mutò la situazione della città che precedentemente aveva visto annettere la propria diocesi a quella di Spoleto e che continuò a dipendere dall’omonimo ducato. A questa situazione si tentò di dare un cambio quando nel 962 Ottone I di Sassonia volle riconoscere Giovanni XII come feudatario di Narni e possessore di Teramne cosa che però trovò la forte resistenza dei duchi e dei vescovi di Spoleto. Nel 1100 la nostra città era già un libero comune tormentatoperò da continue lotte tra Guelfie Ghibellini, conteso tra impero e Chiesa, ma dotata di un sistema consolare e dell’Arengo del Popolo, prima inteso come luogo dove le cittadinanze insorgenti contro i feudatari laici ed ecclesiastici si riunivano per deliberare e poi a indicare la stessa assemblea. Nella primavera del 1174 venne completamente distrutta dall’esercito di imperiale dell’Arcivescovo Cristiano di Magonza, legato a Federico Barbarossa, che come scopo aveva quello di domare le comunità filo papali, basando il tutto sull’accusa di non aver pagato i balzelli dovuti. Ci volle invece Innocenzo III, circa ventiquattro anni dopo, per riuscire ad annettere il Ducato di Spoleto, e quindi Terni, al Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Teramna riuscì anche ad anticipare i tempi rispetto a tanti altri comuni umbri tanto che, quando entrò a far parte del potere temporale dei Papi, lei stessa era già Comune con tanto di magistratura, due Consoli, parlamento, Podestà e Capitano del Popolo. Quando nell’estate del 1241 si sottomise volontariamente a Federico II, Federico Ruggero Costantino di Hohenstaufen, Duca di Svevia, Re dei Romani, Imperatore del Sacro Romano Impero e poi Re di Gerusalemme, fu lui stesso che la scelse come luogo per la sua presenza nell’Italia centrale, forse per la vicinanza con Roma, ma certamente per avere un controllo più preciso della crisi che nel frattempo era scoppiata con Papa Innocenzo IV. Lo stesso imperatore decise che Terni potesse vantare sul proprio gonfalone l’Aquila nera in campo oro come riconoscimento per la fedeltà a la gagliardia dei suoi uomini. Giusto per la cronaca, Federico II si meritò anche un paio di scomuniche inflittegli dall’allora pontefice Gregorio IX che arrivò a vedere in lui una sorta di anticristo tanto erano avanti le sue idee riformiste e, a volte, la sua voglia di mettere in dubbio il potere temporale della chiesa. Fu lui stesso però a condurre, insieme al cardinale Ottone di Porto che nel frattempo si era attestato a Narni, le trattative per normalizzare le reciproche sfere di influenza in Lombardia ma non solo perché sempre a Terni, Federico II incontrò il Patriarca della chiesa antiochena Alberto ed ancora, sembra che proprio nella nostra città convocò la dieta, che in quei tempi significava nell’ordinamento del Sacro Romano Impero istituire un’assemblea ufficiale alla presenza dello stesso imperatore e dei maggiori principi dell’impero, per designare a suo erede il figlio Enrico. Ma gli eventi erano destinati a cambiare le sorti di Terni che, alla morte di Federico, tornò sotto l’obbedienza papale, uno status che si sarebbe ancor più rafforzato nel 1564 a causa della Strage dei Banderari. Una delle famiglie ternane più importanti che ritroveremo poi anche nella vicenda dei Banderari, quella dei Camporeali, si insediò in città al tempo di Federico Barbarossa e si distinse in molti aspetti dell’attività pubblica. Tra l’altro, alla stessa famiglia, apparteneva anche il beato Simone Camporeali, uno dei compagni di San Francesco cosi come Piero Francesco Camporeali che in tempo di Guelfi e Ghibellini ebbe a mantenere armata la Rocca di Piedimonte.
di Roberto Pagnanini